Tortolì. Primo incontro annuale formazione Policoro

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Lode a Dio attraverso la contemplazione del creato e la cura al prossimo

di Marta Cocco

Il 15, 16, 17 marzo 2019 si è svolto a Tortolì il primo incontro annuale di Formazione regionale del Progetto Policoro. Come Animatori di Comunità delle diocesi della Sardegna, impegnati nel servizio di accompagnamento dei giovani in difficoltà lavorative e nelle attività di orientamento lavorativo del Progetto, ci siamo ritrovati all’insegna della preghiera, della progettazione e delle ricchezze paesaggistiche locali. Guidati dalla Segretaria regionale, Maria Scanu, abbiamo lavorato sulle metodologie e gli strumenti di animazione, sulle abilità e competenze personali e sulle caratteristiche e lo sviluppo della progettazione sociale.
Ci siamo potuti “immergere” nelle bellezze locali attraverso la visita alla spiaggia di Perda Longa e alla Chiesa campestre di Golgo e grazie alla “Camminata di lode”, cioè una passeggiata nella macchia mediterranea della costa di Baunei intervallata dalla lettura di estratti della “Laudato sii” di Papa Francesco.
Abbiamo visitato la Cooperativa “Amos”, una cooperativa agricola nata nel 2016 con l’accompagnamento del Progetto Policoro di Lanusei, che favorisce gli inserimenti lavorativi di padri e madri di famiglia disoccupati. Siamo stati accolti con una spremuta fatta con le arance appena raccolte della cooperativa e con l’invito a piantare due ulivi in ricordo della nostra visita, come fecero nel 2016 gli Animatori allora in carica, che piantarono un ulivo per ogni diocesi.


Con la Lectio Divina mattutina guidata, il primo giorno, da don Battista Mura e, il secondo giorno, da don Giorgio Piero Cabras ci è stato dato un prezioso suggerimento su come deve essere il nostro servizio di Animatore di Comunità. Don Battista, responsabile della Pastorale Giovanile della Diocesi di Lanusei, riflettendo sul passo del Vangelo della Lavanda dei piedi ci ha invitati a svolgere il nostro servizio con la stola e il grembiule, secondo il servizio che don Tonino Bello considerava debba essere quello di ogni cristiano. Con la stola, in quanto ognuno è chiamato al servizio sacerdotale dell’annuncio evangelico, col grembiule perché ognuno deve farsi servo seguendo l’esempio di Gesù. Un servizio evangelizzatore che incarna quell’amore gratuito che ci insegna Gesù, fatto non solo di parole, ma anche di gesti concreti come quello di lavare i piedi ai suoi discepoli. Dalla parabola del Buon Samaritano, riflessione proposta da don Giorgio, direttore della Caritas diocesana, è emersa una provocazione: vogliamo che il nostro servizio sia come quello del Sacerdote e del Levita che passarono indifferenti davanti alla vittima dei briganti, oppure vogliamo sia come quello del Samaritano che ne ebbe compassione e se ne prese cura? Abbiamo preso consapevolezza del fatto che sta a noi scegliere quale connotazione dare al nostro servizio, spetta a noi prendere la decisione riguardo a quale atteggiamento assumere davanti al nostro prossimo: se essere o meno Animatori che si accorgono, che pongono attenzione, che non sono indifferenti, che si fanno carico, che chiedono aiuto a chi può collaborare e che amano, prendendosi cura dei giovani della Diocesi, una cura che si esprime prima di tutto con l’ascolto, seria premessa e valido fondamento di ogni azione e servizio.

Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 10 de 31 marzo 2019

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