
L’impegno missionario e le opere di carità, in memoria del sacerdote scomparso il 13 giugno 2023, era nato nel 1936
di don Pietro Piras
Quando ho incontrato don Peppuccio in uno degli ultimi ritiri spirituali dello scorso anno, era già provato dalla malattia. Solo poche parole. Però, pur non desiderando esternare la via dolorosa che iniziava a percorrere, mostrava un volto sereno che raccontava da solo la sua fiducia e il suo abbandono alla volontà del Signore. Nei suoi occhi ho letto le parole di Paolo al discepolo Timoteo: “ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa… Ora attendo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno” (2 Tim 4,7-9)
Addolora la “partenza” di un confratello… addolora la perdita di un amico!
Nel lontano 1988 mi avevano sorpreso le sue dimissioni da parroco di San Giovanni Suergiu, proprio al compimento del suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale. Dimissioni irrevocabili, aveva detto, perché desideroso di partire in Missione.
Venne a trovarmi a Nanyuki, la Missione sul Monte Kenya, dove io, già da qualche anno collaboravo con i sacerdoti della diocesi di Cagliari. Era programmata una visita di pochi giorni, eppure qui decide di fermarsi!
È solo l’inizio del suo impegno missionario. A Nanyuki conosce la nuova realtà africana, le prime fatiche mentre studia accuratamente il swahili. A Nanyuki respira l’aria pura della montagna, incontra i bambini e costruisce la basi per il suo apostolato prima di prendere il volo per Camp Garba, spinto soprattutto dal desiderio del nuovo vescovo di Iglesias Mons. Arrigo Miglio.
A Camp Garba c’è solo il nome. Nient’altro. C’è solo da iniziare da zero. Quasi 20 ettari di savana donati dal Governo del Kenya per costruivi le strutture necessarie: asili per l’infanzia, scuole primarie e secondarie, chiese, dispensari, campi sportivi… ! Tanti progetti….! Ma prima è necessario recintare un po’ quegli spazi! E sì, perché se non recinti bene, ti arrivano gli elefanti in casa! Spese enormi, sacrifici e preoccupazioni che avrebbero scoraggiato chiunque, ma non don Peppuccio. Tante volte sono stato inviato dal vescovo a trovarlo e a incoraggiarlo, quando era ospite presso don Mario Cuscusa nella Missione di Ngare Mara!
Don Peppuccio aveva appreso già molto dello stile degli africani. La sua calma e la sua pazienza sono ancora oggi proverbiali.
Partendo da zero, prima c’era da costruire la casa per accogliere i missionari e i volontari laici, poi la Chiesa, centro della Parola e dell’Eucarestia! Accanto alla Chiesa il magazzino dei viveri per l’assistenza ai poveri, e di fronte dall’altro lato, l’Ambulatorio, luogo di speranza per i sofferenti. Ancora oggi continua a dispensare sollievo non solo ai bambini e ai ragazzi delle scuole, ma anche ai poveri del territorio circostante. La Buona Novella, diceva don Peppuccio, si può annunciare anche con la Parola, ma soprattutto con le opere di carità, guarendo i malati e aiutando i poveri. Questa testimonianza di amore si è potuta realizzare grazie ai tanti volontari che hanno adottato a distanza i bambini della Missione e ai tanti medici e infermieri che prestavano gratuitamente il loro servizio per amore dei fratelli Turkana.
Diceva don Peppuccio: “Gesù è arrivato a Camp Garba, nella povera terra dei Turkana. Siamo bisognosi anche noi di Vangelo. Gesù si serve di poveri per evangelizzare i poveri…”
Quel che ho potuto intravedere nel profondo del suo animo era una grande compassione per i poveri. Proprio questo credo sia il motivo che lo ha spinto ad abbandonare una vita tranquilla e felice nella bella parrocchia di San Giovanni Suergiu, per caricarsi sulle spalle la sorte di tanti bambini e di tanti poveri, gli “ultimi della terra”.




Era il 14 luglio 1963, due giorni dopo celebrò la sua prima messa
di Nino Ollosu
Quasi sessant’anni sono passati, ma alcuni ricordi rimangono ancora vivi di quelle due giornate di spiritualità vissute nella parrocchia di Musei, in occasione dell’ordinazione e della prima messa celebrata dal nostro compaesano Don Giuseppe Zusa. Giuseppe era nato a Musei il 23 ottobre 1936 da Albino ed Elisa Pisano. Il parroco di allora era don Antonio Vigo, parroco calasettano che organizzò per benino tute le cerimonie liturgiche e l’invito per festeggiare in modo adeguato un suo figlio spirituale. Il 14 luglio 1963 la chiesa non poté contenere tutti i fedeli venuti anche da paesi vicini per assistere all’ordinazione sacerdotale. Io e Claudio e qualche altro chierichetto dietro l’altare ci rendevamo utili a preparare l’incenso le ampolline, a suonare le campane. Un brivido ci scosse quando all’inizio della cerimonia, Mons. Muller, Mons. Cincotti, Don Carmine Mura, tenori, a voce spiegata intonarono “Tu es sacerdos magnus”, la volta sembrava che crollasse, la gente aveva già sfilato i fazzoletti e si preparava ad una giornata emozionante. Dopo la messa, la festa conviviale si svolse alle scuole elementari, presenti alcuni sacerdoti, il vescovo e gli invitati. La sera il Vescovo Mons. Giovanni Pirastru impartì la cresima a 143 bambini. Se Il 14 luglio l’accoglienza era stata oltre che per Don Zusa, per il vescovo celebrante Mons. Pirastru e per tanti sacerdoti che fecero da corona all’ordinazione del novello sacerdote, il 16 luglio, giorno della sua prima messa, la festa era tutta per Don Zusa e per noi paesani.
Era di martedì, ma nonostante il giorno feriale a Musei vi era un tripudio di festa, oltre a solennizzare la Madonna del Carmelo, molti avevano rinunciato al lavoro per omaggiare il novello sacerdote.
Quel mattino, il paese era ancora imbandierato a festa dalla domenica precedente. I manifesti di auguri affissi in tutto il paese e le bandierine resistevano allo sferzare del venticello. La prima messa è stata la festa del paese che rendeva omaggio al sacerdote novello che pregava e ringraziava tutti quelli che si strinsero attorno a lui per i festeggiamenti. La mattina, Don Vigo con Claudio Melis e Nino, si recò personalmente alle scuole elementari, per vedere i preparativi per la tavolata che avrebbe ospitato i tanti invitati per il pranzo. Diede alcune disposizioni e poi rientrò di fretta in chiesa per la messa celebrata alle undici da Peppuccio. Anche il giorno, tanti erano i presenti per cui la cerimonia si svolse all’aperto nella piazza di chiesa; zia Elisa, Albino erano in prima fila, poi tutti i parenti e i padrini Mariuccia e Antioco Pisano. Le giovani dell’Azione cattolica cantarono la messa (penso che fosse la messa “De angelis”) in un silenzio emozionante. Don Zusa era commosso, con gli occhi lucidi, benediceva l’assemblea, ringraziava la madre, ricordava il papà morto prematuramente a soli 32 anni e celebrò la sua prima messa che ricorderà per tutta la vita. La piazza era troppo piccola per contenere tutto l’amore che sprigionava dai presenti. Dopo il pranzo, un gruppo di bambine, tra cui Bice, Chiara Usai, Franca Atzei, si esibirono in una recita preparata meticolosamente dalla maestra d’asilo Sig.ra Tonia Schenardi. A settembre fu nominato vice parroco ad Iglesias nella chiesa di San Pio X e contemporaneamente mio insegnante al seminario di Iglesias, molto benevolmente mi diede un 8 in geografia. Fu poi nominato parroco a Narcao e Tratalias. Mancava ancora qualcosa a don Zusa, non gli bastava la diocesi, voleva allargare il suo apostolato ed ecco che, quando il vescovo mons. Miglio istituì già dal 1994 a Camp Garba la missione di Iglesias, con don Giulio Balloco decise di recarsi in Kenya. In condizioni difficili e pericolose esercitarono il loro ministero sempre vicini ai più disagiati sottosviluppati e sofferenti in un territorio di 20 ettari, a loro si affiancano anche molti volontari, che a turno assicurano una presenza costante per lo svolgimento delle opere materiali (sig. Gianluigi Pasella e Ing. Guido Vacca i più presenti). Dopo molti anni, l’anziano Don Zusa ritornò nella sua diocesi per reggere la parrocchia di San Raffaele Arcangelo di Is Urigus, ma il suo cuore tornava spesso al suo paese natio.



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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 23 del 25 giugno 2023