Porte aperte al popolo, nel rispetto delle regole

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Nella nostra diocesi le parrocchie si organizzano per riprendere le celebrazioni in sicurezza e salubrità: le testimonianze di alcuni parroci

di Valeria Carta
foto di Efisio Vacca

8 marzo – 18 maggio. Questo è il tempo che i fedeli hanno dovuto aspettare per poter tornare nella loro “casa comune”. Dopo più di due mesi, nei quali il popolo di Dio è stato lontano dai sacramenti e soprattutto dalla celebrazione eucaristica, i portali delle chiese si sono finalmente riaperti al culto. Un tempo sospeso, un tempo di attesa, un tempo nel quale l’incertezza ha preso il sopravvento su molte delle attività quotidiane, anche ecclesiastiche, che tanti erano abituati a vivere. Dopo mesi di silenzio, aspettando che le cose volgessero al meglio, anche per le chiese inizia la fase 2. Il via libera, tanto atteso, è arrivato solo il 7 maggio, con un accordo congiunto tra il governo italiano e la Conferenza Episcopale.
DSC_0275Esattamente, come nei mesi trascorsi, la chiesa diocesana iglesiente ha lavorato intensamente cercando di tenere viva la fiamma della relazione interpersonale, anche adesso i sacerdoti si sono fatti trovare pronti per accogliere finalmente “dal vivo” i propri fedeli. Punto di partenza imprescindibile per tutti le direttive nazionali che non ammettono assembramenti di nessun genere, ma solo un ordinato ingresso e conseguente sistemazione all’interno della chiesa.
Basta fare un giro virtuale tra le pagine facebook, per vedere quanto i parroci siano impegnati a diffondere le regole basilari da seguire nelle prossime settimane. Oltre agli ingressi contingentati, che vanno, per esempio, dalle 80 unità per la parrocchia Cristo Re di Carbonia, alle 45 persone per la chiesa della Beata Vergine del Rosario di Villaperuccio, i sacerdoti hanno predisposto dispenser con gel igienizzante all’ingresso dell’edificio e, nella maggior parte dei casi, uno staff ecclesiastico che si preoccupi di regolare il corretto svolgersi della celebrazione.
“La riapertura delle Sante Messe alla partecipazione dei fedeli, è un segno importante di ritorno alla normalità”, ha specificato don Francesco Pau, parroco della Cattedrale Santa Chiara di Iglesias. “Pur nella consapevolezza che la situazione di emergenza non è del tutto superata”, ha continuato, “cerchiamo di fare questo importante passo nella serenità, ma anche con senso di responsabilità, tenendo presenti tutti gli accorgimenti necessari dal punto di vista sanitario”. Don Francesco non ha mancato di ringraziare i parrocchiani che, con spirito di servizio, hanno dato la propria disponibilità, con una turnazione programmata, per consentire ai fedeli la partecipazione alle celebrazioni in ambienti sanificati. Una collaborazione, quella di tutti, che sembra aver contraddistinto anche la fase 1, fatta di dirette streaming rese possibili anche dal contributo personale di ognuno.
I sacerdoti, con grande gioia riprendono la vita sacramentale, quella stessa che apre alla grazia di Dio e che tanto è desiderata oggi dai fedeli. La liturgia riprende con l’azione diretta del popolo che, nel rendimento di grazie per eccellenza, deve operare “a debita distanza”. I cristiani, in questo tempo, sono chiamati ad un ulteriore sforzo, quello di cercare di vivere con tranquillità una vita sacramentale condizionata dal distanziamento sociale. Nonostante l’entusiasmo, infatti, sono tanti, soprattutto anziani, incerti sulle modalità di attuazione delle nuove regole. Per loro, che comunque per raggiunti limiti di età, sono dispensati dal precetto, si apre un momento di riflessione per cercare di capire come si evolverà la situazione. Intanto a San Pio X, don Giorgio, che intensificherà le liturgie celebrando nel week end due Messe, darà priorità ai convenuti sulla base dell’età, per garantire anche agli over 65 un posto sicuro.
Termina così la dimensione streming che ha caratterizzato la Chiesa in questi due mesi e mezzo, e ci si prepara anche a celebrazioni all’aperto che possono ampliare il numero massimo dei partecipanti da 200 unità, consentite in luoghi chiusi, fino a 1000.
E così, mentre al posto dell’acqua santa spuntano dispenser di igienizzante, la Chiesa, seguendo il modello di Giovanni Paolo II non ha paura, “apre, anzi spalanca” le sue porte per andare incontro al suo popolo.