
Quattro tappe nella liturgia che non è coreografia, né vuoto ricordo, ma presenza viva, nei segni, dell’evento fondamentale della salvezza
di Carlo Cani
foto di Efisio Vacca
Rivivremo la Pasqua del Signore. Vegliare è un atteggiamento permanente della Chiesa che, pur consapevole della presenza viva del suo Signore, ne attende la venuta definitiva, quando la Pasqua si compirà nelle nozze eterne (cf Ap 19,7-9). Per antichissima tradizione questa è «la notte di veglia in onore del Signore» (Es 12,42), definita da sant’Agostino «la veglia madre di tutte le veglie». In questa notte il Signore «è passato» per salvare e liberare il suo popolo oppresso dalla schiavitù; in questa notte Cristo «è passato» alla vita vincendo la grande nemica dell’uomo, la morte; questa notte è celebrazione-memoriale del nostro «passaggio» in Dio attraverso il battesimo, la confermazione e l’eucaristia.
La liturgia non è coreografia, né vuoto ricordo, ma presenza viva, nei segni, dell’evento fondamentale della salvezza: la morte-risurrezione del Signore. Per la Chiesa che celebra è sempre Pasqua, ma la ricorrenza annuale ha un’intensità particolare perché, in ragione della solennità, «ci rappresenta quasi visivamente il ricordo dell’evento» (s. Agostino). La successione dei simboli di cui è intessuta la Veglia esprime bene il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo.
Quattro grandi tappe costituiscono questa veglia che è già la grande Pasqua: il lucernario che fa brillare Cristo come splendore della vita; la liturgia della parola, la liturgica battesimale e la liturgia eucaristica.
Liturgia della luce. Il mondo della tenebra è attraversato dalla Luce, il Cristo risorto. In lui, primogenito di coloro che risorgono dai morti (Col 1,18), si illumina il destino dell’uomo; il cammino della storia si apre alla speranza di nuovi cieli e nuove terre dischiusa da questa irruzione del divino nell’umano. La tradizione cristiana ha definito i catecumeni e battezzati «illuminati». Dio li «ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile» (1 Pt 2,9) e davanti a loro ha dischiuso un orizzonte di vita e di libertà. Ecco perché si innalza il «canto nuovo» (il preconio, il Gloria, l’alleluia) come ricordo delle meraviglie operate dal Signore nella nostra storia di «salvati», e come rendimento di grazie per una vita di luce.
Liturgia della parola. Le 7 letture dell’Antico Testamento sono un compendio della storia della salvezza, la grande «storia» attuata da Dio fin dalla creazione. La Chiesa medita ciò che Dio ha operato nella storia. Eventi e promesse vanno riletti come realtà che sempre si attuano nell’ «oggi» della celebrazione; sono dono e mèta da perseguire continuamente.
Liturgia battesimale. Il popolo chiamato da Dio a libertà, deve passare attraverso un’acqua che distrugge e rigenera. Come Israele nel Mar Rosso, anche Gesù è passato attraverso il mare della morte e ne è uscito vittorioso. Nelle acque del battesimo è inghiottito il mondo del peccato e riemerge la creazione nuova. L’acqua, fecondata dallo Spirito, genera il popolo dei figli di Dio: un popolo di santi, un popolo profetico, sacerdotale e regale. Con i nuovi battezzati, tutta la Chiesa fa memoria del suo passaggio pasquale, e rinnova nelle «promesse battesimali» la propria fedeltà al dono ricevuto e agli impegni assunti in un continuo processo di rinnovamento, di conversione
Liturgia eucaristica. Il popolo rigenerato nel battesimo per la potenza dello Spirito, è ammesso al convito pasquale che corona la nuova condizione di libertà e riconciliazione. Partecipando al corpo e al sangue del Signore, la Chiesa offre se stessa in sacrificio spirituale per essere sempre più inserita nella pasqua di Cristo. Egli rimane per sempre con i suoi nei segni del suo donarsi perché essi imparino a passare ogni giorno da morte a vita nella carità.
Una luce che mai si spegne. Luce, Parola, Acqua, Convito sono le realtà costitutive e i punti di riferimento essenziali della vita nuova: uscito dal mondo tenebroso del peccato, il cristiano è chiamato ad essere portatore di luce (cf Ef 5,8; Col 1,12.13); a perseverare nell’ascolto di Cristo morto e risorto, Parola definitiva della storia; a vivere sotto la guida dello Spirito la vocazione battesimale; ad annunciare e a testimoniare nel dono di sé quel mistero di cui l’eucaristia celebra il memoriale. Dentro la struttura e i simboli della celebrazione è possibile leggere il paradigma dell’esistenza cristiana nata dalla Pasqua (cfr. Maranatha, Veglia pasquale nella notte santa).
Viviamo bene questo tempo liturgico, ricco di grazia e di salvezza, perché insieme, come Chiesa, possiamo crescere sulla strada del suo amore e portare a tutti l’annuncio di gioia e di pace che ci dona il Risorto.