La grande festa per Santa Maria d’Itria

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Portoscuso: si celebra la secolare devozione mariana della comunità, la vita di una comunità storicamente legata al lavoro in mare

“Sa festa manna” per Santa Maria d’Itria, patrona di Portoscuso ha vissuto il suo momento più solenne martedì 30 maggio, nel rispetto della tradizione che colloca la festa nel 52° giorno dopo Pasqua, ovvero il martedì dopo la Pentecoste. Al mattino, dopo la concelebrazione eucaristica presieduta dal can. Gianni Cannas, il simulacro della Vergine era stato accompagnato processionalmente al porto industriale di Portovesme dove, nel tardo pomeriggio, il Cardinale Arrigo Miglio ha presieduto la solenne celebrazione, al termine della quale il simulacro mariano è ritornato nel paese con la processione a mare, accompagnata verso il porto turistico dalle imbarcazioni del paese. La sera precedente, si era invece tenuta la processione votiva con il simulacro della Vergine verso l’impianto della Tonnara, nella vigilia della festa solenne conclusa dal concerto nella chiesa della Vergine d’Itria con l’artista Maria Giovanna Cherchi
La storia della festa, la testimonianza della fede dei portoscusesi, la rilevanza sociale di quest’appuntamento sono stati quest’anno accompagnati dalla narrazione fatta sulle pagine social “Festa di Santa Maria D’Itria – Portoscuso”, dove il parroco don Antonio Mura, con il comitato organizzatore, hanno condiviso immagini e informazioni importanti per vivere la festa nella maniera migliore.
“Ovunque voi siate, sentitevi invitati a vivere con noi queste giornate di festa” ha esortato don Antonio su Facebook e Instagram. Alla fine, una grande folla ha raccolto l’invito, partecipando a un “grande evento di vangelo festoso nella vita della gente portoscusese”.
La storia della devozione mariana affonda le radici nel passato della comunità. Secondo la tradizione popolare, durante una mattanza, i tonnarotti locali issarono a bordo una cassa di cedro che, una volta aperta a terra, svelò al suo interno un’immagine della Madonna con due mori ai suoi piedi: è questa la rappresentazione tradizionale della Vergine d’Itria, l’icona dell’Odigitria la cui fattura viene attribuita alla mano di San Luca evangelista. La sacra immagine si immagina fosse stata preservata dalla distruzione cui andava incontro a Costantinopoli e sarebbe stata allora affidata ad alcuni marinai che, dall’odierna Istanbul, si recavano in Italia. La nave fu però travolta da una tempesta e si considerò perduta l’immagine sino a quando venne ritrovata tra le reti dei tonnarotti di Portoscuso. I dirigenti della tonnara, all’epoca spagnoli, era il tempo della dominazione iberica della Sardegna, interpretarono il ritrovamento come un segno del Cielo e decisero di onorare degnamente la madre di Gesù con la costruzione di una chiesa che, per quanto ricostruita nelle forme attuali, ancora oggi, dopo circa tre secoli e mezzo, testimonia la devozione di Portoscuso alla Vergine d’Itria.
Così, nella ricorrenza della festa, per una settimana il paese vive un ricco calendario di festeggiamenti in cui si alternano importanti momenti di aggregazione, eventi culturali, ricreativi e di folklore locale, appuntamenti gastronomici, il cui fine rimane il mantenere un intimo legame con i tempi passati, ravvivando una memoria storica che trasmetta il desiderio di quella genuinità e fraternità che ha caratterizzato la comunità portoscusese sin dal suo sorgere.
Dopo la preliminare novena, i festeggiamenti entrano nel vivo al sabato quando il simulacro viene condotto in processione nel rione “piano di zona”, dove staziona presso la cappella di Sant’Ignazio da Laconi. Il giorno dopo, domenica di Pentecoste, il simulacro ritorna processionalmente su un cocchio alla chiesa parrocchiale. Il lunedì il simulacro è accompagnato all’approdo della tonnara, dove viene imbarcato ed accompagnato all’impianto delle reti della tonnara dove queste saranno benedette e si reciterà una preghiera per l’abbondante pesca. Poi, come si raccontava prima, il martedì è il giorno de “sa festa manna”, con la solenne celebrazione, la grande processione a mare, il saluto con le sirene delle imbarcazioni, ed infine dopo il tramonto l’emozionante rientro nella chiesa parrocchiale, con il sagrato adorno dei petali de “sa ramadura”.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 21 dell’11 giugno 2023

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