Il dolore non è infelicità, né il piacere felicità

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La storia di Ermanno, storpio, “mai vinto, mai ozioso”. Disabilità e incredulità per gli uomini, bellezza agli occhi di Dio

di Enrico Forteleoni

A proposito di “persone diversamente abili” vorrei condividere con i  nostri lettori la storia di Ermanno lo storpio, vissuto agli inizi dell’anno 1000. Ermanno nacque nel 1013 in una casa nobile dei conti di Svevia. La mamma Eltrude e il papà Goffredo ebbero una famiglia numerosa di quindici figli. Il loro casato aveva avuto grandi figure di nobili e di prelati, ma nessuno di loro ebbe la fama che acquisì Ermanno. Alla nascita fu soprannominato “lo storpio” tanti erano i suoi problemi fisici: non poteva star ritto, tantomeno camminare, aveva difficoltà a star seduto su una sedia fatta appositamente per lui, le sue dita deboli non gli consentivano di scrivere, le labbra e il palato deformi gli consentivano a malapena di esprimersi con dei versi quasi incomprensibili. I suoi genitori, disarmati da tanti problemi, decisero di affidarlo ad un convento di frati che avevano il loro monastero Reichenau su un’isoletta nel lago di Costanza, fondato prima di Carlo Magno. Vi transitavano molti viaggiatori anche dai paesi vicini, famosi studiosi e una scuola di pittura. Qui Ermanno crebbe e riuscì ad aprirsi al mondo esterno. Nonostante la sua difficoltà ad esprimersi la sua mente si aprì, nonostante i suoi continui patimenti si mostrò sempre socievole con tutti quelli che lo avvicinavano. Quel coraggioso giovinetto, che non era mai comodo, né seduto su una sedia, né sdraiato su un letto, imparò la matematica, il greco, il latino, l’arabo, l’astronomia e la musica. Scrisse un intero trattato sugli astrolabi e nella prefazione si definì “Ermanno, l’infimo dei poveretti di Cristo e dei filosofi dilettanti, il seguace più lento di ciuco”. Eppure con le sue dita rattrappite, l’indomabile giovane riuscì a fare astrolabi, orologi e strumenti musicali: Mai vinto, mai ozioso. È ormai certo che egli fu il compositore dello stupendo inno Salve Regina, di Alma Redemptoris, e di alcuni canti sacri  giunti fino a noi. Scrisse anche un Cronicon di storia del mondo, dalla nascita di Cristo fino al tempo suo. Nonostante le sue continue sofferenze non fu mai cinico o crudele, ma gentile e aperto verso tutti sempre interessato alla vita, al bello. Venne il momento di morire, ne parla il suo amico e biografo Bertoldo. “Quando alfine l’amorevole benignità del Signore si degnò di liberare la sua santa anima dalla scomoda prigione del mondo, egli fu assalito dalla pleurite e trascorse dieci giorni in continue e forti tribolazioni. Andai da lui e gli chiesi come si sentisse. Non domandarmi questo, egli rispose. Ascoltami bene , tra breve io morirò, non vivrò, non guarirò più. D’altra parte il mondo futuro, che non avrà termine, e quella vita eterna, sono divenuti indicibilmente desiderabili e cari. Sono stanco di vivere. All’udire questo Bertoldo ruppe in grida scomposte e pianti. Ma Ermanno  lo rimproverò tremando e con occhi di meraviglia gli disse: Amico del mio cuore non piangere per me. Preparati con energia ad intraprendere lo stesso viaggio, poiché, in un giorno e in un ora che tu  non sai verrai con me,  il tuo caro amico”. Dopo poco morì a 41 anni il 24 settembre 1054. 
In Ermanno, questo povero e storpio ometto del Medioevo, brilla il trionfo della fede che ispirò l’amore alla vita e il trionfo dell’amore alla vita. “Ermanno ci dà la prova che il dolore non significa infelicità, né il piacere la felicità” (Cyrill Martindale ). Ermanno è diventato beato.
La storia di Ermanno è riportata su “Don Orione oggi” di gennaio 2021, scritta da Flavio Peloso. Mi ha colpito così tanto da voler condividere questa vicenda sempre più convinto che la disabilità per il mondo chiamata menomazione e tribolazioni per il Creatore è segno di distinzione e di benevolenza e quello che appare STORPIO per noi, per Dio è BELLEZZA INFINITA.

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