Due filari della stessa vigna, in terra di miniera

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Il nuovo parroco don Ivano Gelso ha fatto il suo ingresso nelle comunità iglesienti del Sacro Cuore e Santa Barbara

di Giampaolo Atzei
foto di Efisio Vacca

I viaggiatori di un tempo lontano scrivevano che per arrivare da Monteponi a Porta Nuova ci volesse un’ora di cammino, una lunga distanza separava la frontiera mineraria dalla città di Iglesias. Col passare degli anni, “a bocca di miniera” sorse un borgo arrampicato sotto il castello del direttore, lassù a Bellavista, mentre qualche decennio più tardi la società mineraria decise la costruzione delle Case Operaie, nel pendio che oggi fronteggia l’ospedale CTO e che ora è parte integrante della città: ancora però, cent’anni fa, quel quartiere lontano sembrava lontano come il Paraguay, facendo sembrare ancor più lunga la dritta via delle miniere. Dopo la guerra, più avanti dell’Orfanotrofio sono sorte le Case Fanfani, moderne abitazioni, case di operai ed edilizia popolare, che hanno fatto da cerniera tra le curve di Villa Marini e gli orti – ormai inghiottiti dal cemento – delle famiglie di via Catalani e dintorni, giusto sotto l’imponente mole dell’Enaoli. E proprio lì, in un salone disadorno, nasceva la nuova parrocchia, mentre a Monteponi veniva riadattata al culto addirittura la vecchia Casa del Fascio.
Tra sabato e domenica scorsi, questa composita comunità figlia del lavoro della miniera, ha accolto il nuovo parroco scelto dal vescovo Giovanni Paolo: è don Ivano Gelso, chiamato a gestire con inedita unità le due parrocchie del Sacro Cuore di Gesù, nel rione delle Case Operaie, e di Santa Barbara, a Monteponi.
Accompagnato da don Gabriele Atzei e da don Gianni Cannas, insieme al diacono Mario Zampolini, don Ivano ha fatto sabato sera il suo ingresso nella parrocchia del Sacro Cuore, “una chiesa piccola nelle sue mura ma con un grande cuore che la comunità ha messo nelle sue mani”, come ha sottolineato Giuseppe Attanasio nel saluto rivolto al sacerdote a nome di tutta la parrocchia. Un augurio e un saluto ricevuto con emozione da don Ivano che ha ringraziato per l’affettuosa accoglienza, ricordando come il vescovo gli abbia affidato la cura di due parrocchie vicine e sorelle, “due filari che stanno uno a fianco dell’altro nella vigna del Signore”. Un saluto particolare è stato rivolto ai malati, ai bisognosi che vivono momenti di difficoltà, un aspetto sottolineato dalla nutrita rappresentanza in chiesa dell’Unitalsi. Domenica mattina don Ivano ha poi formalizzato il suo ingresso anche nella parrocchia dedicata a Santa Barbara, patrona dei minatori.
Nella sua omelia, commentando il vangelo domenicale con la parabola del banchetto nuziale, mons. Zedda ha rimarcato l’importanza dell’accogliere l’invito di Dio alla conversione, al vestirci del nostro “abito nuziale” per andare incontro a suo figlio Gesù. È un invito oltre ogni calcolo e convenienza, per affrontare quotidianamente la nostra vita, come singoli e come comunità, vivendo nella scoperta del disegno di Dio, cercandolo nella Parola, nei sacramenti, nei fratelli più deboli. L’invito è alla preghiera, per don Ivano che ha la responsabilità di due parrocchie, ricordando che siamo un’unica Chiesa, per quanto particolare nella testimonianza e nel servizio sul territorio, ma pur sempre una. Il pensiero finale è stato infine per i parroci che hanno prestato servizio nelle due comunità, da don Adolfo Armosini, parroco per tanti lustri a Monteponi, sino a don Franco Pometti e don Marco Olianas, che hanno curato la comunità del Sacro Cuore in questi ultimi anni, portando a compimento anche l’oratorio parrocchiale realizzato con i fondi 8xmille.

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