Coronavirus, la carità non si ferma

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Impegno solidale ed emergenza sanitaria, la pandemia non rallenta l’aiuto. Dialogo con Raffaele Callia, direttore diocesano e incaricato regionale Caritas

di Giampaolo Atzei

In questo tempo di Covid-19, qual è l’impegno della Caritas Italiana per aiutare chi è più nel bisogno?
La Chiesa italiana si è impegnata da subito nel dare una risposta alla grave emergenza dovuta al diffondersi del COVID-19. Alla Caritas Italiana, organismo pastorale della CEI, i Vescovi hanno affidato il non semplice compito di coordinare le iniziative solidaristiche delle Chiese locali, proprio perché – come ha dichiarato il presidente, Mons. Redaelli –, se a causa delle limitazioni imposte dalle norme straordinarie volute dalle autorità nazionali la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria hanno subito inevitabili limitazioni, non poteva invece venire meno la dimensione della Carità. A livello nazionale non è dunque mancata l’azione concreta e immediata della Caritas fin dai primissimi giorni di crisi. A questo proposito voglio ricordare che lo stesso Papa Francesco, tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il 12 marzo scorso ha donato 100mila euro alla Caritas Italiana per un primo significativo soccorso, in particolare a favore dei poveri e delle persone più deboli e vulnerabili. Inoltre, il giorno seguente la Presidenza della CEI, per sostenere le Caritas diocesane nella quotidiana azione di supporto alle persone in difficoltà a causa dell’emergenza, ha deliberato lo stanziamento di 10 milioni di euro derivanti da donazioni e dall’8xmille, permettendo di rafforzare l’azione consueta delle Caritas in Italia. Va ricordato a beneficio di tutti, anche con lo scopo di fare chiarezza e spegnere possibilmente ogni sterile e inutile polemica – assolutamente fuori luogo, visto il dramma che stiamo vivendo – che in linea di massima, i servizi caritativi in Italia, pur essendo stati costretti a una rimodulazione, assai significativa soprattutto nelle zone più colpite dal punto di vista sanitario, stanno continuando a garantire risposte importanti, in alcuni casi determinanti, ai bisogni di tanti fratelli e sorelle in difficoltà.

DSC_0585In Sardegna quali difficoltà si stanno affrontando, i servizi sono regolarmente erogati?
È ancora prematuro fornire statistiche esaustive sui bisogni emergenti e sulle problematiche sociali ed economiche legate alla pandemia nella nostra regione. A livello empirico, tuttavia, è possibile fare riferimento alle accresciute difficoltà di persone e famiglie che già vivevano in condizioni di precarietà: lavoratori in nero; cittadini stranieri che sbarcavano il lunario come venditori ambulanti; badanti e collaboratrici domestiche – per lo più straniere – trovatesi improvvisamente senza lavoro e spesso senza casa (ove soggiornavano per il lavoro); anziani soli dominati dalla paura; famiglie costrette di punto in bianco a farsi carico della didattica a distanza senza poter disporre di dispositivi congrui e di un’adeguata alfabetizzazione informatica; famiglie con figli portatori di disturbi del neurosviluppo o di bisogni educativi speciali, costretti a una non semplice quarantena; lavoratori autonomi, commercianti ed anche liberi professionisti rimasti a casa forzatamente e con una preoccupante prospettiva per il futuro. Sono solo degli esempi, molto concreti, che ci aiutano a raccontare una pagina inedita di fragilità inaspettate. Devo anche sottolineare il fatto che, proprio a causa del blocco più o meno generalizzato di un sistema economico assai precario nel nostro territorio, le prospettive per il futuro si configurano in modo tutt’altro che incoraggiante.
Come Delegazione regionale Caritas, e dunque come rete delle Caritas diocesane della Sardegna, in sintonia con i decreti del Governo, le indicazioni dei nostri Vescovi, della Conferenza Episcopale Italiana e di Caritas Italiana, ci siamo adoperati da subito per portare avanti i servizi essenziali in favore delle persone più fragili e bisognose, con piena assunzione di responsabilità, con tutte le cautele del caso e la prudenza necessaria per evitare inutili rischi. C’è un grande sforzo da parte di tutte le Caritas diocesane nel dare una risposta alle richieste di aiuto, sia in termini morali, psicologici e relazionali, con un servizio di ascolto che si è dilatato anche attraverso il telefono, sia in termini di prossimità concreta attraverso gli aiuti alimentari, i sussidi economici, i farmaci, ecc. Devo anche dire che se è vero che sono grandi i problemi ancor più grande è la solidarietà che si sta registrando a livello generale: dal piccolo contributo dato in semplicità da tante persone, anche nella disponibilità di un servizio volontario o di un’offerta in denaro, alla significativa disponibilità delle catene dei market che si sono mobilitate per dar vita alle cosiddette “spese solidali”. Questo rende giustizia rispetto a una certa narrativa e testimonia un’attestazione di fiducia dei tanti che vedono nella Chiesa un interlocutore autorevole.

Nella diocesi di Iglesias quali servizi sono attivi?
Inizierei col dire che le nostre parrocchie, se è vero che hanno subito delle limitazioni per quanto attiene le celebrazioni e le attività catechistiche, con lo scopo di evitare gli assembramenti, non hanno mai smesso di costituire un riferimento importante per quanti hanno delle difficoltà sotto ogni profilo, da quello morale e spirituale a quello prevalentemente materiale. Pertanto, le Caritas parrocchiali, e più in generale i servizi caritativi a livello parrocchiale, devono continuare ad essere considerati dei punti di riferimento imprescindibili per quanti dovessero trovarsi in difficoltà.
Dal canto suo la Caritas diocesana, pur costretta anch’essa a rimodulare il proprio operato in virtù delle restrizioni imposte dall’emergenza, continua a garantire i servizi essenziali alle persone più fragili e bisognose. Pertanto è bene ricordare che restano aperti i Centri di ascolto di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Santadi e Buggerru/Fluminimaggiore, seppure con diverse restrizioni e precauzioni; ecco perché suggerisco previamente un contatto telefonico con i servizi, utile anche per un primo ascolto. Restano aperti il Dormitorio, la Casa di prima accoglienza “Santo Stefano” e l’Emporio della Solidarietà (tutti a Iglesias); i Centri di raccolta e distribuzione viveri di Carbonia e Sant’Antioco. Peraltro, la Caritas diocesana continua a garantire il Servizio di Sostegno Economico per far fronte alle necessità più urgenti, oltre che la consulenza e l’orientamento alla rete dei servizi territoriali, a cominciare da quelli istituzionali. Rispetto a quest’ultimo aspetto, voglio ricordare che la Caritas è in stretto e costante contatto con i Centri Operativi delle principali Amministrazioni comunali del Sulcis-Iglesiente.

Las-Vegas

L’immagine dei senzatetto di Las Vegas, richiamata anche da papa Francesco, ci fa pensare a quanto verrà dopo l’emergenza: questa pandemia come inciderà sulla nostra attenzione culturale per gli ultimi?
Il Papa si riferiva al fatto che, a causa della chiusura di un rifugio per i senzatetto che ospitava centinaia di persone a Las Vegas, il parcheggio di uno stadio è stato di punto in bianco adibito a loro ricovero. A ben considerare si stagliano all’orizzonte due immagini paradigmatiche e dissonanti: da un lato l’immagine di una Las Vegas abbacinante, con la sua industria del divertimento e del lusso; dall’altra quella di una città in cui vivono i poveri dimenticati da tutti, esistenze “da parcheggio” venute a galla come d’improvviso. Anche in questa drammatica circostanza le parole del Papa sono illuminanti. L’umanità intera sta affrontando un’ennesima crisi, con conseguenze che si protrarranno a lungo termine anche sotto il profilo culturale, nei modelli e negli stili di vita. Noi tutti, com’è ovvio, attendiamo quanto prima l’uscita dal tunnel dell’emergenza sanitaria; dell’isolamento forzato; delle relazioni umane ridotte ai minimi termini o affidate al solo livello della comunicazione via internet o telefonica. Tuttavia, se non cogliessimo in questa nuova crisi globale, dopo quella finanziaria dell’ultimo decennio, una straordinaria occasione per ripensare il nostro modello di vita, il nostro rapportarci con gli altri, in particolare con i poveri di casa nostra e dell’intero pianeta, con chi fa fatica a dare senso alla propria esistenza, avremmo perso clamorosamente la sfida più alta, quella della difesa della dignità umana. Non vorrei che, finita l’emergenza, si stendesse ancora una volta una subdola coltre di indifferenza sulle gravi ingiustizie sociali presenti in tante parti del mondo così come dietro l’angolo di casa nostra.

Come si può contribuire per aiutare la Caritas nel proprio servizio?
Anche a livello diocesano non stanno mancando i segnali di una solidarietà concreta, sia nella disponibilità a fare del volontariato sia nel contribuire con raccolte alimentari o offerte in denaro. Tutto è prezioso e di tutto bisogna dire grazie a Dio che, anche attraverso la generosità di queste persone, continua a testimoniare la sua Carità per noi. Suggerisco di consultare il portale http://www.caritassardegna.it, ove è possibile leggere gli aggiornamenti sulle iniziative in corso a livello regionale e dunque anche diocesano; di scrivere alla casella di posta elettronica segreteria@caritasiglesias.it o di chiamare il numero dell’Ufficio della Caritas diocesana (0781.33999, dalle 9 alle 14.00, o lasciando un messaggio in segreteria), per chiedere informazioni ed avere risposte non solo alle richieste di aiuto ma anche alle domande di quanti desiderano aiutare chi è più fragile.

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