Dal 7 luglio ritorna a Iglesias, nell’oratorio del Sacro Cuore, la terza edizione del campus formativo promosso dall’Ufficio catechistico diocesano
di Valeria Carta
Mentre tutti continuiamo a dire che questa che abbiamo davanti non sarà un’estate come tutte le altre, c’è chi non si perde d’animo e porta avanti il servizio che gli è stato affidato con dedizione e impegno. Stiamo parlando dell’ufficio catechistico diocesano, che, nonostante le difficoltà incontrate, non si è mai arreso. L’équipe, guidata da don Maurizio Mirai, a dire la verità, non ha smesso di lavorare neanche nei mesi di lockdown. Uno smart working in piena regola per stare accanto a catechisti, famiglie, ma soprattutto bambini, che, purtroppo, in questo tempo di quarantena, sono stati i più penalizzati. La situazione di grave difficoltà che l’Italia intera ha attraversato tra marzo e maggio non ha fatto altro che mettere in luce una serie di problemi che già erano presenti nelle realtà ecclesiastiche. Non c’è da meravigliarsi oggi dell’assenza dei bambini dai banchi della chiesa perché è ancora troppo vivo il legame tra scuola e catechismo per cui, inesorabilmente, il termine dell’una coincide con quello dell’altro. Potremmo forse dire che la quarantena ha solo acuito problematiche delle quali si era consapevoli.
Una tavola rotonda virtuale, ben prima della riapertura delle chiese, aveva riunito il direttorio nazionale in un momento di confronto tra le varie realtà diocesane impegnate nella formazione che, non solo ha preso atto dei problemi, ma è stata fonte di ispirazione che ha messo in moto un’ulteriore catena di vicinanza tra la Chiesa e il popolo di Dio.
L’équipe nostrana ha compreso quanto, oggi più che in quarantena, fosse arrivato il momento di fare qualcosa, e forse anche di osare. Animata da spirito temerario e da “divino coraggio”, il gruppo diocesano, dopo un ampio confronto, ha scelto, in questa fase 2, di portare avanti i progetti già in cantiere. Se pur con qualche accorgimento in più, infatti, non hanno voluto rinunciare a proporre un momento di formazione corale in vista anche della ripresa dell’anno catechistico in autunno. È per questo che tra pochi giorni partirà la terza edizione di un progetto che loro definiscono ancora “baby” ma che ha tutte le carte in regola per diventare un adulto forte e promettente. Si terrà infatti, nei prossimi giorni e nonostante il Covid, un incontro di aggiornamento e formazione per educatori e catechisti presso l’oratorio del Sacro Cuore a Iglesias. Il cantiere-laboratorio, come familiarmente viene definito, è la terza tappa di un cammino iniziato nel 2017 e che, con l’edizione targata 2020, vuole dare un vero segnale di ripresa, sotto tutti i punti di vista. TENERaMENTE, questo il titolo della tre giorni che ricorda quanto la vocazione del catechista sia una questione di cuore e di mente, perché la formazione di bambini e giovani non è qualcosa di meccanico ma è una relazione che nasce dall’incontro.
Durante il campus di quest’anno le “lezioni frontali” saranno a cura di don Giorgio Bezze, direttore dell’ufficio catechistico di Padova ma anche attuale coordinatore della commissione formazione dell’Ufficio Catechistico Nazionale, di cui fa parte anche don Mirai. Un passato come assistente nazionale tra i giovani dell’Azione Cattolica, insomma un vero esperto in materia che accompagnerà gli iscritti in un cammino di aggiornamento. Come è nello stile dell’ufficio catechistico diocesano, alle lezioni frontali seguiranno i laboratori, come dei veri e propri cantieri nei quali costruire il domani. Iniziazione cristiana, annuncio, creazioni di itinerari sono solo alcuni dei temi che verranno trattati durante il campus. In base alle norme anti contagio quest’anno potranno partecipare 25 persone, contro le 50 degli anni scorsi, ma questo non impedisce a chi fosse interessato di seguire almeno i momenti di formazione sulla pagina facebook dell’Ufficio. “Il coronavirus non ci ha impedito di continuare il nostro cammino, ma anzi di estenderlo” ha sottolineato don Maurizio, colmando distante geografiche che prima sarebbe stato impossibile abbattere. La diretta social infatti non è tanto per i vicini, ma anche e soprattutto per i “lontani”, afferenti magari ad altre diocesi, con le quali il contatto è costante e proficuo.
Il cantiere – laboratorio è pensato per essere un’esperienza dinamica durante la quale fare il punto della situazione delle varie realtà parrocchiali, ma anche riprendere in mano le esigenze principali di ogni comunità. Tra gli scritti, non solo gli habitué, ma anche volti nuovi desiderosi di affacciarsi a questa realtà per viverla ancora più intensamente.
Le incertezze sul futuro certo non mancano, ma l’esperienza di questo gruppo testimonia che chi non osa non ottiene. Potremmo chiedergli: ma chi ve lo fa fare? Eppure, basta parlargli per capire quanto è forte il desiderio di stare accanto a chi ne ha più bisogno oggi. Un desiderio che è sintomo di una sola malattia: la voglia di evangelizzare.