Masainas. La festa degli innesti, la ricchezza della biodiversità delle campagne

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Si è tenuta a Masainas dal 17 al 18 marzo la settima festa degli innesti, promossa dal Comune di Masainas e il Centro di Sperimentazione Autosviluppo, in collaborazione con il Comitato Antichi Solchi, CNR, le agenzie LAORE Sardegna e AGRIS. Due giorni vissuti nel Centro di aggregazione sociale tra contributi tecnico-scientifici sul lentisco, il ficodindia e la biodiversità, e il contatto diretto con la natura: domenica si sono infatti innestate alcune piante con marze tipiche della biodiversità sarda e poi tutti a tavola per un pranzo vegetariano. Inoltre, il programma è stato arricchito venerdì mattina dalla presentazione degli elaborati degli alunni dalla Scuola Primaria di Masainas sul tema dell’educazione ambientale.

Masainas innesti
Masainas, 18 marzo 2018: innesti di piante con marze della biodiversità sarda. Foto di Efisio Vacca

Perché una festa degli innesti?
di Teresa Piras, Presidente C.S.A. onlus
Mentre dall’economia del denaro arrivano proposte altamente energivore che non tengono conto dei bisogni reali e tanto meno del benessere complessivo di chi abita il territorio, noi cittadini consapevoli, continuiamo a costruire una economia capace di assicurare un futuro durevole che promuova lavoro, salute e benessere in armonia con la salvaguardia dei beni primari: acqua, aria, terra, cibo, boschi. Siamo consapevoli del fatto che la nostra sopravvivenza come specie umana è strettamente legata alla Terra. L’uomo non ha tessuto la trama della vita, in essa è solamente un filo, qualunque cosa egli faccia alla Terra la fa a sé stesso.
Il modello economico basato sulla crescita infinita, sull’avidità di pochi, ci ha portato ad una progressiva distruzione dell’ecosistema e alla fragilità e precarietà dell’esistenza mettendo a rischio la stessa sopravvivenza della specie. Crisi climatica, desertificazione, perdita dell’auto fertilità dei suoli, della ricca biodiversità, moltiplicarsi delle aree di guerra per il controllo delle risorse, iniquità nella loro distribuzione, aumento della fame e della povertà sono i sintomi di un sistema che non funziona e non è in grado di conservare la vita e di rendere possibile l’adattamento della nostra specie all’ecosistema.
Se vogliamo sopravvivere e ritrovare il nostro posto, dobbiamo velocemente cambiare, praticando l’etica della Cura e della Responsabilità, come individui e come Comunità. Dobbiamo dire dei NO corali ad una economia che uccide, quella delle basi militari, delle fabbriche di bombe e dell’agricoltura chimica e dire molti SI ad una nuova economia. Possiamo utilizzare la nostra Terra impegnandoci a ricostruire e a proteggere la sua biocapacità auto generativa, la sua naturale fertilità, ricostituendo i suoli e proteggendoli dalla desertificazione, riscoprendo le potenzialità della biodiversità, articola, cerealicola, arborea, preservando e tramandando il patrimonio collettivo, frutto di millenni di lavoro e di cura di chi ci ha preceduto.
È in questa cornice che abbiamo celebrato la Festa degli Innesti, risvegliando in noi il senso del SACRO: gli alberi, i semi sono sacri e pertanto dobbiamo conservarli e proteggerli. Con questa festa vogliamo promuovere non l’uniformità ma la varietà, la ricchezza della biodiversità, come fondamento della sicurezza alimentare e del recupero della salute dei suoli e dell’ambiente. L’uniformità si regge e si sostiene con ingenti dosi di input esterni, pesticidi e antiparassitari provenienti dall’industria chimica. Vogliamo promuovere le varietà locali che sono più resilienti, più adattabili, più resistenti alla siccità, alle inondazioni e che possono appartenere alla comunità. Insieme vogliamo riscoprire i sapori, le pratiche e le tradizioni legate alla loro coltivazione perché fanno parte della nostra storia dimenticata.
Con i bambini custodi che hanno messo a dimora antiche varietà in una terra comune, prepariamo nuove primavere.