L’approvazione alla Camera della mozione sull’esportazione di armi nel conflitto yemenita segna un punto importante nella complicata vicenda della RWM. Facendo tutti un passo indietro rispetto alle personali posizioni, va riconosciuto che l’avvenuto impegno politico della maggioranza di governo porta tutte le parti attorno ad un tavolo, facendo emergere un dato cui nessuno può derogare: la difesa del lavoro. Su questo punto le visioni poi si dividono, tra chi accetta comunque la produzione bellica pur di non perdere l’impiego e chi invece non può accettare che il lavoro non sia etico, pacifico e sostenibile. Tuttavia, più che in altri frangenti, non è questo il momento delle divisioni quanto piuttosto quello del confronto e del dialogo costruttivo. In qualche modo, indietro non si torna. A livello locale, diverse amministrazioni hanno approvato in passato delle mozioni che impegnavano i Comuni verso un’economia di pace, poi però non tutti gli atti sono stati conseguenti. Su queste stesse pagine, quasi un anno fa pubblicavamo l’appello del sindaco di Assisi ai nostri amministratori per un confronto sui problemi etici, laceranti per un cristiano, che pone il lavoro in una fabbrica di armi. Tutto poi è caduto nel vuoto. Adesso che il Parlamento chiama il Governo ad una posizione ufficiale sul tema, è però arrivata l’ora della responsabilità. Questo territorio non può perdere altro lavoro, ma non può nemmeno macchiare del sangue degli innocenti la dignità dei propri lavoratori. Azienda, soggetti politici, istituzioni, movimenti e parti sociali possono cogliere l’occasione per riflettere sul futuro di questa terra e fare delle scelte strategiche e di prospettiva. Lo chiedono i lavoratori impegnati nelle vertenze, lo chiedono le loro famiglie e le comunità intere. Ad anni di distanza dal loro varo, ci si chiede cosa stia succedendo delle promesse del Piano Sulcis, cosa accadrà dell’Eurallumina, se davvero ripartirà l’ex Alcoa. Sono domande antipatiche, ma dobbiamo farle e soprattutto bisogna avere risposte, pure se il passare veloce del tempo senza novità sostanziali è già una drammatica risposta. Anche perché non si può sempre sopravvivere con lo sguardo basso, pronti al compromesso – che talora pare un ricatto – pur di portare il pane a casa, sacrificando la dignità e il Creato. Sappiamo esprimere uno sguardo alto e coraggioso sulle scelte di sistema per il Sulcis Iglesiente? L’opzione industriale è realmente superabile? Una riconversione della RWM è possibile e, se lo fosse, può essere sostenuta e accompagnata? Ma cosa ci impedisce di temere che l’eventuale riconversione possa aprire le porte all’ennesima fabbrica, buona sola per mangiarsi gli incentivi e lasciare i dipendenti fuori dai cancelli chiusi? La politica, che ha le chiavi in mano delle risorse che ancora possono aiutare il Sulcis Iglesiente, cosa propone? Il tavolo è aperto per il confronto, non sprechiamo questa opportunità.