L’omaggio di papa Francesco alla religiosa sarda, missionaria e ostetrica in Africa per sessant’anni
di Roberto Comparetti

Papa Francesco saluta Suor Maria Concetta Esu al termine dell’udienza generale
del 27 marzo 2019
Ha scelto di dedicare la vita al servizio degli altri. Suor Maria Concetta Esu, 85 anni, di cui 60 vissuti in missione, è nativa di Villasor, ed è una religiosa delle Figlie di San Giuseppe, il cui fondatore è padre Felice Prinetti. Raggiunta telefonicamente ad Oristano, nella pausa degli esercizi spirituali, con voce sicura ricorda la sua vocazione. “Ho scelto il carisma del nostro padre fondatore – afferma – perché mi attirava la sua dedizione agli altri, agli ultimi. Un passo del nostro carisma ci dice di tenere sempre il cuore e le porte aperte per qualunque bisogno che ci sia nel mondo, nella gioia e nella donazione totale di noi stessi, accudendo soprattutto i poveri, gli abbandonati, i bambini e i vecchi, senza stancarci mai di realizzare ciò che padre Prinetti portava avanti. Così ho iniziato a seguire il cammino che mi ha poi portato in missione».
Dopo il periodo di formazione, anche ostetrica, suor Maria Concetta parte alla volta dell’Africa, dove inizia il suo servizio tra le persone più povere: le madri del Congo, spesso lasciate sole nel momento più importante, la nascita di un figlio. “Quando sono arrivata in Africa – prosegue – il Continente non aveva lo sviluppo che in parte oggi lo caratterizza: la vita semplice scandiva le giornate. Mi sono inserita con loro entrando in dialogo con le persone, fino a diventare quasi una sola famiglia”.
Nel corso del suo servizio suor Maria Concetta ha accolto e aiutato le madri, spesso sole, che ha seguito prima e dopo il parto, e naturalmente i bambini. “Quelli che sono nati bene – ricorda – quelli che sono stati male, quelli portati in sala di rianimazione e, per la grazia del Signore oggi sono vivi. In totale sono 33.777 bambini”. Un numero impressionante, capace di mostrare come, nonostante le precarie condizioni socio-economiche, in Africa la speranza per il futuro è un ben radicata tra le persone.
Nel grande continente non è contemplata la pratica del figlio unico. “Le donne che non riescono a dare al mondo dei figli – riprende la religiosa – vivono questa esperienza come un grande dolore, un forte trauma, mentre c’è grande gioia per ogni bambino che nasce: una festa per tutto il villaggio, oltre che dei familiari”.
Suor Esu ha un segreto per portare avanti la sua missione di donna che ama la vita. “Tutto ciò è possibile – sottolinea – solo grazie ad una grande fede, perché chi opera è Lui, il Signore. Noi siamo solo strumenti nelle sue mani. Questa fede mi ha spinto sempre ad andare avanti, con gioia, pur nel sacrificio che una scelta del genere comporta. Molte volte i parti avvengono di notte e, nonostante gli 85 anni di età e i 60 di missione, continuo a fare le notti, con ciò che ne consegue”.
Questa continua vicinanza alla vita nascente, alla gioia che ne consegue è diventata parte integrante della vita della religiosa di Villasor. “Il grande desiderio di vita – conclude suor Maria Concetta – che si respira tra i popoli dell’Africa è oramai nel mio intimo. È la gioia di assistere queste mamme dall’inizio al termine della gravidanza: Dio dona la vita. Io sono però la prima, come ostetrica, ad avere tra le mie povere mani questa vita, dono di Dio, che presento poi alla mamma che ha l’ha concepito”.
Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, n° 14 del 14 aprile 2019