“Il Sinodo dei vescovi deve incominciare dal basso in alto”, ha raccomandato Papa Francesco: “dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie”
di M. Michela Nicolais
Il prossimo Sinodo dei vescovi sarà inaugurato da Papa Francesco in Vaticano il 9 e il 10 ottobre, si svolgerà in tre fasi tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023 e avrà luogo tanto in Vaticano quanto in ciascuna diocesi. A renderlo noto è stata la Segreteria Generale del Sinodo dei vescovi. Papa Francesco, in data 24 aprile 2021, ha approvato un nuovo itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, inizialmente prevista per il mese di ottobre del 2022, sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. La Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, con l’assenso del Consiglio Ordinario, ha proposto le inedite modalità per il cammino verso l’assise.
Il percorso per la celebrazione del Sinodo, che domenica 17 ottobre si aprirà nelle diocesi, sotto la presidenza del rispettivo vescovo, si articolerà in tre fasi, tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023, passando per una fase diocesana e una continentale, che daranno vita a due differenti Instrumentum Laboris, fino a quella conclusiva a livello di Chiesa Universale.
Un processo, non solo un evento. Il Sinodo dei Vescovi “è il punto di convergenza del dinamismo di ascolto reciproco nello Spirito Santo, condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa”, come ha ricordato Papa Francesco nel suo discorso per la commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, il 17 ottobre 2015. “L’articolazione delle differenti fasi del processo sinodale renderà così possibile l’ascolto reale del Popolo di Dio e si garantirà la partecipazione di tutti al processo sinodale”, sottolinea il Sinodo dei vescovi:
“Non è solo un evento, ma un processo che coinvolge in sinergia il Popolo di Dio, il Collegio episcopale e il Vescovo di Roma, ciascuno secondo la propria funzione”.
L’obiettivo della fase diocesana (ottobre 2021-aprile 2022) è la consultazione del popolo di Dio, “affinché il processo sinodale si realizzi nell’ascolto della totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile in credendo”. “Per facilitare la consultazione e la partecipazione di tutti”, si legge nella nota diffusa oggi, la Segreteria generale del Sinodo invierà un Documento preparatorio, accompagnato da un Questionario e da un Vademecum con proposte per realizzare la consultazione in ciascuna diocesi. Ogni vescovo, entro l’ottobre prossimo, nominerà un responsabile (eventualmente un’equipe) diocesano della consultazione sinodale, “che possa fungere da punto di riferimento e di collegamento con la Conferenza episcopale e che accompagni la consultazione nella Chiesa particolare in tutti i suoi passi”. Sempre entro ottobre, ogni Conferenza episcopale nominerà a sua volta un responsabile (eventualmente un’equipe) “che possa fungere da referente e da collegamento tanto con i responsabili diocesani quanto con la Segreteria generale del Sinodo”. La consultazione del popolo di Dio in ciascuna diocesi si concluderà con una riunione presinodale, momento culminante del discernimento diocesano. Dopo la chiusura della fase diocesana, ogni diocesi invierà i suoi contributi alla Conferenza episcopale, poi si aprirà un periodo di discernimento delle varie Conferenze episcopali riunite in assemblea, la cui sintesi sarà inviata alla Segreteria generale del Sinodo, data in cui dovranno pervenire anche i contributi di ogni Chiesa particolare. Prima del settembre 2022, la Segreteria Generale del Sinodo procederà alla redazione del primo Instrumentum Laboris.
La seconda fase del della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi si svolgerà dal settembre del 2022 al marzo del 2023. Nel settembre 2022, la Segreteria generale del Sinodo pubblicherà e invierà il primo Instrumentum Laboris. Entro quella data, ogni Conferenza episcopale nominerà a sua volta un responsabile che possa fungere da referente e da collegamento tanto con le Conferenze episcopali quanto con la Segreteria generale del Sinodo. Si stabiliranno i criteri di partecipazione dei vescovi residenziali e degli altri membri del popolo di Dio. Le assemblee termineranno con la redazione di un documento finale, che sarà inviato alla Segreteria Generale del Sinodo entro il marzo del 2023. Nell’ottobre del 2023, il Sinodo entrerà nella sua terza e ultima fase, quella della Chiesa universale. La Segreteria generale del Sinodo invierà il secondo Instrumentum Laboris ai partecipanti all’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. La celebrazione del Sinodo dei vescovi si svolgerà nell’ottobre del 2023 a Roma, secondo le procedure stabilite nella Costituzione apostolica Episcopalis Communio.
Le parole del Papa: ripartiamo dal convegno di Firenze. “Quando sono entrato ho fatto un cattivo pensiero: ma questa è un’assemblea dei vescovi o un concorso per eleggere il vescovo più bello?”. Il Papa ha aperto con questa battuta, pronunciata a braccio come il resto del suo discorso, i lavori della 74ª Assemblea generale della Cei. “Io so che non è facile fare una cosa domestica in una casa che non è nostra, non è facile”, ha proseguito. “Ma possiamo fare che diventi nostra con il nostro atteggiamento, nostra preghiera, e così andare avanti in questa assemblea”, il consiglio di Francesco, che ha annunciato che il dialogo “a porte chiuse” con i vescovi, “come al solito”, si sarebbe svolto al termine del suo discorso secondo lo schema domande-risposte. “Così voi potete parlare delle cose che vi interessano”, ha spiegato. “Soltanto prima dirò tre cose che mi stanno a cuore”, ha detto il Papa, citando la questione dei tribunali e quella dei seminari.
“C’è un pericolo molto grande”, ha osservato a proposito di quest’ultima questione: “sbagliare nella formazione e anche sbagliare nella potenza, nella missione dei seminaristi”. “Abbiamo visto con frequenza seminaristi che sembravano buoni, ma rigidi”, il bilancio di Francesco: “E la rigidità non è del buono spirito. E poi ci siamo accorti che dietro le rigidità c’erano dei grossi problemi”. “E poi la formazione”, ha sottolineato il Santo Padre: “Non possiamo scherzare coi ragazzi che vengono da noi per entrare in seminario”.
Al termine del suo discorso pronunciato a braccio, prima dell’incontro “a porte chiuse” con i vescovi, il Papa si è soffermato sul Sinodo, “che voi incomincerete a camminare”. “Sono successe tante cose dal primo incontro che abbiamo avuto noi a San Pietro, fino ad oggi”, ha ricordato Francesco: “E una delle cose che è successa – è un atteggiamento che abbiamo tutti, succede anche nella Cei – è l’amnesia: perdiamo la memoria di quello che abbiamo fatto e andiamo avanti”. “E una delle cose della quale abbiamo perso la memoria è l’incontro di Firenze, cinque anni fa”, ha segnalato il Papa riferendosi all’ultimo Convegno ecclesiale nazionale: “E questo è stato un passo avanti, almeno nella formulazione”. “Direi che il Sinodo deve svolgersi sotto luce di Firenze”, l’indicazione di rotta di Francesco: “Firenze è un patrimonio vostro che deve illuminare questo momento, dall’alto in basso. E dal basso in alto il popolo di Dio: la più piccola parrocchia, la più piccola istituzione diocesana, che si incontrano”.
“La luce viene da Firenze, invece il Sinodo deve incominciare dal basso in alto”, ha raccomandato il Papa: “dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie”. “E questo ci chiederà pazienza, ci chiederà lavoro, ci chiederà di far parlare la gente”, la previsione di Francesco: “Che esca la saggezza del popolo di Dio”. “Il Sinodo non è altro che fare esplicito quello che dice la Lumen Gentium: la totalità del popolo di Dio, tutto, dal vescovo in giù è ‘infallibile in credendo’, non può sbagliare. C’è armonia in quella unità, ma si deve esplicitare quella fede”.