Il Seminario regionale, una ricchezza per tutta la Chiesa in Sardegna

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L’intervista a don Antonio Mura per un bilancio di sei anni da Rettore. Adesso il rientro nella diocesi di Iglesias

di Roberto Comparetti

Dopo sei anni di servizio come Rettore del Pontificio Seminario regionale sardo, don Antonio Mura lascia la guida a don Riccardo Pinna.
Qualche settimana ancora e poi il rientro nella diocesi di origine, quella di Iglesias. “Per me – racconta – è stato un onore aver vissuto questa esperienza ecclesiale, ricchissima dal punto di vista del ministero, perché uno sta nel cuore della formazione ministeriale. Sono stati sei anni di servizio alle Chiese della Sardegna. Oltre all’aspetto della formazione verso i seminaristi, nell’equipe formativa abbiamo avuto la possibilità di un’ulteriore crescita personale formandoci al passo con il cammino della Chiesa italiana”.
Sei anni dunque positivi?
Non c’è dubbio. Sono stati anni di ricchezza umana e spirituale al servizio della Chiesa sarda ma anche dal punto di vista personale per ogni sacerdote componente l’equipe formativa. La gratitudine a tutto l’Episcopato Sardo per la fiducia accordata a tutti i sacerdoti formatori. Vivere insieme come sacerdoti di una stessa equipe è segno ed evidenza di quella comunione e fraternità presbiterale tanto significativa nelle nostre Chiese diocesane. Certamente i sentimenti sono quelli della gioia e della gratitudine per aver vissuto questi sei anni con altri sacerdoti con i quali è cresciuta la vita comunitaria, fatta di quotidianità, di scambio di idee, di talenti diversificati messi in comune. La gratitudine per il cammino con le nostre Suore “Figlie di San Giuseppe” che, con la loro presenza appassionata, hanno mostrato a tutta la comunità il “volto materno” della Chiesa. La gratitudine al poderoso lavoro di formazione filosofica e teologica portato avanti dalle importantissime Istituzione della Pontificia Facoltà Teologica unitamente agli Istituti Superiori di Scienze Religiose. La gratitudine ai padri spirituali, ai laici, stretti collaboratori, ai tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici che a vario titolo si son resi disponibili ad accogliere i seminaristi nelle parrocchie e a collaborare anche in seminario per le tante occasioni ecclesiali e di formazione. La gratitudine ai tanti sacerdoti che nelle parrocchie sentono significativo un senso ecclesiale, capace di far crescere i germi di vocazione di cui i seminaristi sono una delle manifestazioni ecclesiali. La gratitudine alle comunità dei Seminari minori e alle realtà vocazionali e propedeutiche presenti nelle varie diocesi sarde. Questo a mio avviso è un dato importante: la scoperta che il Seminario Maggiore non è semplicemente un luogo ma esperienza, una ricchezza variegata di relazioni ecclesiali, che coinvolgono tutta la Chiesa che è in Sardegna. Tutto questo mostra ai seminaristi il volto concreto della Chiesa Sarda.
Quest’ultimo aspetto, insieme alla ricchezza delle particolarità di ciascuna Chiesa, sono elementi altamente formativi.
Nei 94 anni di vita del Seminario regionale, per i seminaristi giovani e adulti provenienti da tutte le dieci diocesi della Sardegna per il cammino di formazione al presbiterato, la vita comunitaria è stata e continua ad essere una ricchezza, con le diversità culturali, che diventano occasione di arricchimento personale per ciascuno di loro. Qui nascono amicizie tra persone, che continueranno ad essere alimentate nel corso del ministero sacerdotale: una volta condiviso il percorso formativo i rapporti creatisi non verranno meno. Si tratta di un’ulteriore risorsa a disposizione delle Chiese che sono in Sardegna.
Quello che si chiude è un nuovo anno segnato dalla pandemia. Come avete affrontato questo tempo così difficile?
Lo scorso anno, in un paio di giorni (marzo 2020), abbiamo compreso che la normale vita del Seminario sarebbe cambiata: “quasi nulla più come prima!” Chiusura totale, i ragazzi a casa, lezioni a distanza (DAD). In estate poi qualche piccola attività per gruppi e poi a settembre la ripresa, anche se poi c’è stato un periodo di quarantena per tutti e pure in questo caso la vita è cambiata. Siamo soddisfatti perché dopo le feste natalizie, con l’impegno di tutta la Comunità e nel rispetto delle norme sanitarie anti-Covid, siamo riusciti a vivere tutti questi mesi di vita comunitaria, riuscendo a portare avanti un cammino seminaristico abbastanza regolare e raggiungendo buona parte degli obiettivi che ci si era prefissi nel programma educativo del PSRS 2020-2021. Anche l’esperienza problematica della pandemia è stata rielaborata dentro i percorsi formativi, per aiutarci tutti a continuare a maturare i nostri percorsi umani, vocazionali ed ecclesiali, per una Chiesa che accoglie e annuncia il Vangelo nel qui ed ora della storia di ognuno, in questa esperienza che è il Seminario Regionale.