Archivi ecclesiastici in tempo di Covid, esperienze da condividere

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Incontro on line in vista del XXVII Convegno nazionale “Gli archivi tra didattica e pastorale” che si terrà a Bergamo

di Licia Meloni
Consigliere Associazione Archivistica Ecclesiastica

In preparazione al XXVII Convegno dell’Associazione Archivistica Ecclesiastica dal tema “Gli archivi tra didattica e pastorale” (Bergamo, 7-10 settembre 2021), l’Associazione Archivistica ecclesiastica ha organizzato martedì 16 febbraio un momento di riflessione dal tema “Archivi ecclesiastici in tempo di Covid: esperienze di valorizzazione e di vita archivistica”. L’incontro on line, al quale hanno preso parte un centinaio di iscritti, si è svolto attraverso il racconto e la condivisione di esperienze vissute in quest’ultimo anno da alcuni Istituti archivistici diocesani e religiosi d’Italia che, sebbene inseriti in un mondo iper-connesso e iper-comunicativo si sono trovati a doversi confrontare con l’impossibilità di svolgere una delle loro funzioni primarie, il servizio di consultazione, e, allo stesso tempo, con la necessità, o la costrizione, di dover comunicare direttamente con gli utenti attraverso la Rete. Ha aperto i lavori l’Archivio Storico Diocesano di Bergamo, con un intervento dal titolo “Tessere fili per un archivio su misura” col quale ha rendicontato il lavoro svolto durante il corso di questo ultimo anno frutto di un ripensamento delle ordinarie attività, a fronte della necessità di costruire e/o rafforzare le relazioni, nuove o già in essere, tra enti culturali, tra archivisti e i ricercatori. I relatori, gli archivisti Veronica Vitali e Matteo Esposito, hanno condiviso le numerose attività svolte – Percorso in BeWeb, visite guidate, corso per addetti agli archivi e alle biblioteche parrocchiali, pubblicazione degli inventari on line, approdo sui social network, pubblicazione digitalizzazioni pergamene – nei loro obiettivi e nelle loro modalità esecutive. L’attività di valorizzazione dell’Archivio Storico Diocesano di Alghero durante il lockdown è stata presentata dal direttore dell’archivio, don Paolo Secchi, dal direttore del periodico diocesano DIALOGO Giuseppe Manunta e da Alessandra Derriu, archivista della diocesi, con un intervento dal titolo significativo “SEGNI NELLA PANDEMIA. La valorizzazione dell’Archivio Diocesano nel periodico DIALOGO”. L’intervento ha coinvolto i partecipanti nel racconto di una operazione di valorizzazione (esemplificata attraverso il tema dei signum notarili degli antichi notai) dell’intero patrimonio culturale attraverso l’utilizzo di una rubrica dedicata nel periodico diocesano che, appoggiando l’iniziativa nazionale per la libera lettura in digitale, offre un nuovo punto di vista sui documenti archivistici e bibliografici, che hanno fatto la Storia e le Storie della diocesi di Alghero-Bosa. Una finestra sull’attività svolta dagli Ordini religiosi è stata fornita dall’intervento di P. Mario Alfarano, o. Carm. con una relazione dal titolo “Reinventarsi in tempo di Covid” che ha messo in evidenza come il buon lavoro fatto prima della pandemia ha consentito loro di mettere “molto fieno in cascina” garantendosi, per tutto il periodo di severe restrizioni, l’opportunità di seguire e portare a termine con dedizione molti degli interessanti progetti che avevano in corso. Infine, l’intervento dell’Archivio Storico Diocesano di Napoli presentato da don Franceso Rivieccio dal titolo “Covid accelleratore di sistema archivio” che si è focalizzato sull’importanza dei lavori di inventariazione finalizzati alla realizzazione di cataloghi online dimostrando che mediante questi strumenti chi è dedito alla ricerca storica ha potuto continuare a svolgere dal proprio computer molte delle preliminari attività di indagine che lo porteranno poi a consultare con maggiore celerità e puntualità i documenti all’interno dell’archivio. Tutti gli interventi, attraverso punti di vista differenti, hanno quindi sottolineato il fatto che anche gli archivi ecclesiastici stanno andando verso nuova dimensione; che non costituiscono più solo labirinti di scaffali con vecchi registri polverosi e di difficile, se non impossibile, accesso, ma che sono strumenti aperti alle nuove generazioni di studiosi in grado di servirsi appieno degli strumenti offerti dalle tecnologie informatiche.

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