Dalla crescente anzianità del clero alla consistente presenza di sacerdoti stranieri, si è tenuto a Roma il convegno della FACI
Si è svolto a Roma da lunedì a mercoledì scorso il convegno nazionale della FACI, la Federazione tra le associazioni del clero in Italia. Un appuntamento servito, come afferma il titolo, a fare il punto sulla “parabola del clero in Italia” a “55 anni dalla Presbyterorum ordinis”, il decreto del Concilio Vaticano II sul ministero e la vita sacerdotale promulgato da Paolo VI il 7 dicembre 1965.
Intervistato dal quotidiano Avvenire, don Maurizio Giaretti, parroco della diocesi di Asti dal 2018 alla guida della Federazione, spiega lo scopo della FACI: “Nel solco del carisma del fondatore monsignor Nazareno Orlandi, è quello di stare accanto ai sacerdoti, di sostenerli nelle necessità più quotidiane, di fronte a richieste di tipo, giuridico, amministrativo, pastorale, previdenziale. È nata oltre un secolo fa, quando le associazioni di clero erano diffuse in tutte le diocesi. Poi l’associazionismo clericale è diminuito in seguito all’attuale ordinamento che attraverso Conferenze episcopali, nazionale e regionali, consigli presbiteriali e Istituto per il sostentamento del clero, tutela nell’insieme i sacerdoti”.
La realtà della Chiesa italiana è certamente ben diversa da quella del 1917, quando l’idea di una federazione nacque per iniziativa di un gruppo di preti di Siena. Per la Faci si è così avviata una fase importante di transizione e riorganizzazione. “La FACI, che conta oltre 8.000 iscritti – aggiunge don Giaretti – mantiene la sua identità per essere una sorta di collaboratrice delle realtà istituzionali, vuole essere un braccio operativo laddove, per i motivi più svariati, non arrivino le Conferenze episcopali, grazie a una presenza capillare in ogni diocesi”.
Diversi i temi emersi al convegno, dalla crescente anzianità del clero alla consistente presenza di sacerdoti stranieri. “La figura del prete rimane abbastanza centrale, malgrado difficoltà, attacchi e scandali – prosegue il presidente della FACI – dobbiamo confrontarci con un vertiginoso calo di vocazioni e quindi dobbiamo rivedere sia il ruolo che la figura del sacerdote. Una volta a ogni campanile corrispondeva la presenza di un prete, oggi non è più così e lo sarà sempre meno. Si tratta di cercare di essere ugualmente significativi. Senza dimenticare i sacerdoti anziani che hanno bisogno di essere sostenuti e accompagnati”.
I sacerdoti stranieri sono una ricchezza “ma a volte anche un problema, soprattutto per motivi culturali – puntualizza don Maurizio – vengono spesso da Chiese lontane, con tradizioni diverse e talvolta faticano a integrarsi. Così magari sorgono problemi amministrativi o di diritto, oppure la lingua, nonostante il loro impegno, può essere un ostacolo”.
Siamo nel tempo di papa Francesco e spesso si parla di Chiesa in uscita. Altro tema discusso nell’assise romana sono state le nuove sfide pastorali da affrontare. “San Paolo VI diceva che l’uomo moderno non ama ascoltare i maestri ma i testimoni e se ascolta i maestri è perché sono testimoni – continua il presidente della Faci – la figura del prete che nel suo territorio era re, sacerdote e profeta oggi viene a mancare. Il prete che ispira fiducia è il pastore che sta accanto, in mezzo e davanti al corteo del popolo di Dio che gli è affidato. Sono finiti i tempi in cui la gente veniva ad ascoltarci. Siamo noi a dover andare ad ascoltarli. È quello che ci chiedono le persone. Spesso non vogliono risposte. Nella mia esperienza mi sono reso conto che pensavo di doverne dare molte e invece tante domande paradossalmente non pretendevano una risposta. Quello che la gente vive, i problemi dei giovani o degli anziani, chiedono di essere ascoltati. Poi si dà anche una risposta, un incoraggiamento alla luce della parola di Dio, dell’Eucaristia, della dottrina, ma quello che ci viene richiesto oggi è soprattutto ascolto”.
Per la Sardegna era presente il delegato regionale della FACI don Giampaolo Cincotti, da cui arriva l’invito ai confratelli per rinnovare l’adesione ad un sodalizio che rappresenta il Clero nelle Sedi e negli organi ecclesiastici e civili, dove previsto, a norma di legge, promuove la difesa e la tutela della dignità del clero, offre assistenza morale, sociale, legale, tecnica, economica nonché aggiornamento giuridico e culturale e collabora con la CEI per lo studio e l’elaborazione di proposte nell’ambito delle materie che rientrano nel proprio scopo.
Oltre alle agevolazioni e convenzioni indicate sul sito web http://www.faci.net don Cincotti ricorda che “alcuni membri autorevoli della FACI costituiscono un Comitato di Vigilanza del Fondo di Previdenza del Clero secolare presso l’INPS, questo dovrebbe interessare soprattutto i preti più giovani che spesso non insegnano e quindi in futuro dovranno vivere solo con la pensione del Clero”. A tutti gli iscritti, non solo presbiteri ma anche laici impegnati a servizio delle parrocchie, viene inviata mensilmente la rivista “L’Amico del Clero” e il catalogo Fraternitas.