L’analisi del preside della Facoltà Teologica della Sardegna sull’intervento del Papa emerito
di padre Francesco Maceri sj
preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna
A seguito di contatti con il Segretario di Stato e con lo stesso Santo Padre, il Papa emerito ha ritenuto giusto pubblicare il testo sulla Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali che aveva preparato tra l’annuncio e l’inizio dell’incontro dello scorso febbraio. Si tratta di “appunti”, messi insieme per rispondere a una domanda interiore dovuta e offrire “qualche indicazione” utile, sicché non bisogna aspettarsi una riflessione esaustiva e approfondita sulla piaga degli abusi nella Chiesa, ancor meno la proposta di una soluzione.
Il testo, basato soprattutto sulla propria esperienza, consta di tre parti. Nella prima Ratzinger tratteggia lo sviluppo della teologia morale che ha condotto al suo crollo. Nella seconda si presentano alcune conseguenze provocate dal dissolvimento della concezione cristiana della morale e dal disarmo morale della Chiesa sia sulla vita nei seminari sia sulla consapevolezza che la fede è un bene da proteggere anche giuridicamente. Nella terza si danno alcune risposte alla domanda: “Cosa dobbiamo fare?”. Per motivi di spazio tralascio le considerazioni sulla seconda parte.
Nella prima parte, Benedetto XVI si sofferma sul “collasso della teologia morale”. Esso si è verificato indipendentemente dallo sviluppo della rivoluzione sessuale, ma “ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società” da essa innescati. In queste pagine siamo invitati a considerare e valutare l’allungamento e la penetrazione nel “campo di Dio” (Lumen gentium 6) di alcune radici culturali e morali velenose degli anni Sessanta. Le cause degli abusi dei chierici vanno cercate non solo nella corruzione delle strutture, dell’organizzazione e delle relazioni ecclesiali, ma anche nel mondo in cui la Chiesa vive. La Chiesa deve essere capace di riconoscere e accogliere gli aiuti che il mondo può offrire per preparare le vie al Vangelo, rivelare maggiormente la natura stessa dell’uomo e aprire nuove vie verso la verità (cfr. Gaudium et spes 40.44), ma deve essere preparata a compiere la missione di smascherare ogni specie di falsa autonomia che porti a credere che l’uomo è tanto più libero quanto più è sciolto da ogni norma di legge divina (cfr. idem, 41). Purtroppo vari Vescovi, sacerdoti, teologi e fedeli hanno fatto confusione tra giusta e falsa autonomia dell’uomo, ponendo di fatto il Cristo al seguito dell’uomo e negando il Vaticano II, per il quale bisogna aiutare l’uomo a incontrare e seguire Cristo vivo e salvatore (cfr. Optatam totius 16).
Nell’ultima parte il Papa emerito afferma che è necessario tornare a parlare apertamente di Dio Trinità; citando Balthasar ricorda che Dio non deve essere presupposto, ma anteposto a ogni nostro pensare, parlare e agire. Interessante il nesso che coglie tra gli abusi perpetrati sui minori e quelli dell’Eucaristia, affermando che la prevenzione e la protezione dei minori passa anche attraverso la protezione dell’Eucaristia dalla riduzione a un gesto rituale, abituale. Non ci sta invitando a stare lontani dalla Comunione, ma a prendere sul serio la sua santità e grandezza. Al riguardo consideriamo una a una queste parole di san Giovanni Fisher: “Il sacrificio [eucaristico] è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno — non appena lo guarda — di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono. Di questo santo ed eterno sacrificio divengono partecipi tutti coloro che sono veramente contriti e fanno penitenza dei peccati commessi, e che sono fermamente decisi a non riprendere più i loro vizi, ma a perseverare con costanza nella ricerca della virtù”. Infine, Benedetto XVI esprime tutto il suo amore per la Chiesa, e la certezza che, essendo di Cristo, essa partecipa della sua vittoria su Satana e sul male. Anche se segnata dalla corruzione e decadenza dei suoi figli, la Chiesa possiede ancora i doni che ci rendono partecipi della redenzione. Il suo stato non è così oscuro e triste da disperare, per chi, vincendo la pigrizia del cuore, si accorge della testimonianza chiara e convincente di numerosi martiri.
Il Papa emerito non intende alimentare divisioni; mettiamo da parte letture polemiche e faziose e lasciamoci interpellare in coscienza dalle sue riflessioni concrete: qual è la mia fede in Dio come fondamento della vita personale e sociale? Come unisco libertà e legge divina? Mi lascio illuminare dalla testimonianza morale e spirituale dei martiri dei nostri giorni? Sono consapevole che l’Eucaristia non consente riduzioni né strumentalizzazioni? Amo la Chiesa di Cristo?
Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 15 del 21 aprile 2019.