Se anche il Papa viene censurato

497 visualizzazioni
2 minuti di lettura

Francesco sembra fare notizia solo quando non dice cose scomode e non urta la narrazione dominante dei principali media nazionali

di Giampaolo Atzei

selective focus photography of magazines
Photo by brotiN biswaS on Pexels.com

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Questo è l’articolo 21 della Costituzione italiana, lo conosciamo tutti e siamo ben consapevoli che nella nostra Repubblica la libertà di espressione non manchi. Tuttavia, e i fatti di questi ultimi tempi sembrano dimostrarlo, se la libertà di espressione non è messa in discussione, è legittimo il sospetto che esista una qualche forma di censura, magari solo culturale?
Non parliamo qui della legittima battaglia per una comunicazione informata, oggettiva e fondata su evidenze scientifiche, che si conduce da anni contro le cosiddette “fake news”, la disinformazione, non informazione alternativa o controinformazione, il cui peso è esploso durante la pandemia, con effetti di conflitto sociale divisivi di cui il fenomeno “no vax” è solo la punta dell’iceberg. Chi si riconosce nell’informazione sotterranea, nel mondo dei complotti, del “non detto”, punta il dito contro i colossi dell’informazione, vedendo in questi – dalle grandi catene editoriali alle banche – un blocco unico che riunisce poteri della finanza, della politica, dei media “mainstream”, contro la libertà sotterranea che difende la verità occultata al popolo. Una visione in cui, un presidente del consiglio come Draghi, passato veloce dalla finanza alla politica, sarebbe l’incarnazione di questo processo diabolico.
È una visione manichea del mondo, i cattivi che tengono strette le catene del potere, i buoni che cercano di sottrarsi alla grande distrazione delle masse. E in questo grande brodo di umori e turbolenze che va a pescare chi non crede pure alla narrazione della guerra in Ucraina, cercando ragioni a favore di Putin per remare contro l’informazione di sistema.
Allora, ferma restando la libertà di espressione, non può non destare allarme come tale libertà venga gestita. Caso lampante quanto sta accadendo con papa Francesco. Il Santo Padre denuncia la vergogna di portare al 2% del Pil la spesa militare? Silenzio imbarazzato. Ancora di più… Francesco consacra al Cuore Immacolato di Maria la Russia e Ucraina? Non una parola nelle prime pagine dei principali giornali nazionali, qualche riga in fondo nelle home page. Una notizia assente. Nessuno vieta al Papa di parlare, la libertà non si discute ma le sue parole non trovano spazio sempre, sembra fare notizia quando non è scomodo. E allora? Qual è il criterio per mettere il silenzio al Papa? Solo quando parla di argomenti che “non disturbano”. Ma a chi disturbano? C’è davvero una linea rossa nei media “mainstream” dietro la quale Francesco deve rimanere? E perché Fedez è sempre in prima pagina qualsiasi cosa dica e Francesco no?
Scorrono gli anni ma davvero tutto passa per non cambiare. Non ci vuole molta fantasia per capire come nacquero le radiose giornate di maggio del 1915, come la nostra società sia condizionabile, canne al vento di primavera. Per fortuna però esiste ancora la libertà di confrontare più voci, scoprire che le parole più difficili da accettare sono magari le più sincere, come quelle “nel deserto” di papa Francesco: è una fatica che vale la pena essere compiuta, un dovere per chi è animato dalla buona volontà e dalla sete della verità.

© Riproduzione riservata
Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 12 del 3 aprile 2022