Dialogo aperto con Marco Tarquinio

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Confronto pubblico a Iglesias, presente il cardinale Arrigo Miglio, col direttore di Avvenire sulla “pace da perseguire con ogni determinazione”

di Valeria Carta
foto di Efisio Vacca

Si è svolto mercoledì 19 aprile nella Sala Blu del Centro Culturale di Iglesias, l’evento pubblico dal titolo: “Cosa stiamo facendo? Dove stiamo andando? Possibili vie per una pace duratura”. L’incontro-dibattito, organizzato dalla Diocesi di Iglesias, dal settimanale diocesano Sulcis Iglesiente Oggi e dalla parrocchia Cuore Immacolato di Maria, ha coinvolto in prima persona Marco Tarquinio, direttore del quotidiano nazionale Avvenire su un tema, quello della “pace da perseguire con ogni determinazione”, oggetto costante di riflessione anche da parte di Papa Francesco.

Al meeting, moderato dal direttore di Sulcis Iglesiente Oggi, Giampaolo Atzei, sono intervenuti il cardinale Arrigo Miglio, Amministratore apostolico della diocesi, don Roberto Sciolla, parroco del Cuore Immacolato di Iglesias, e il sindaco di Iglesias Mauro Usai; a loro è stata riservata l’apertura dei lavori.
Il primo pensiero del Cardinal Miglio è andato all’enciclica “Pacem in Terris”, di Papa San Giovanni XXIII che lo scorso 11 aprile ha festeggiato i suoi primi 60 anni. “Fece scalpore nel momento in cui venne pubblicata – ha ricordato – ma ancora oggi stupisce per il linguaggio diretto, per le posizioni chiare e nette”. A questo passo ne sono seguiti tanti altri, da parte di San Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI, fino ad arrivare al magistero di Papa Francesco. L’amministratore apostolico ha messo in guardia dal rischio della “nostra assuefazione anche alla guerra sul suolo europeo che stiamo vivendo da oltre un anno”. È stato poi don Roberto a fare un focus sulla situazione bellica mondiale che oggi mette in primo piano il conflitto russo-ucraino ma che di fatto coinvolge numerosi territori: “Sudan, Congo, Medio Oriente sono tanti i contesti di guerra – ha precisato – e chi persegue la pace è tacciato di utopia”. Il parroco del Cuore Immacolato ha spiegato come “coloro che parlano di pace non sono fuori dal mondo, sono invece persone che sanno che le guerre sono frutto di interessi e non si fanno convincere da un’informazione omologata e in mano ai potenti”. In terza battuta le parole del sindaco che ha ricordato come la città di Iglesias sia da sempre partner di progetti di accoglienza per tutti coloro che sfuggono dai contesti di guerra.
Gli interventi di apertura hanno fatto da volano alle successive riflessioni di Marco Tarquinio che ha portato la sua esperienza pluriennale in una sala gremita e particolarmente interessata alla tematica trattata. Tanti i conflitti mondiali e le guerre che ancora oggi ci restituiscono numeri impressionanti tra i convolti siano essi sfollati, feriti o immancabili caduti. “Le guerre ingrovigliano le situazioni, non le risolvono”, ha esordito Tarquinio ripercorrendo le tappe di scontri armati come quello siriano, in atto dal 2010, che da una guerra civile si è trasformata presto in un campo di battaglia sul quale “altre potenze hanno soffiato”. Ha parlato chiaramente il direttore di Avvenire, facendo riferimento, senza troppi indugi, alle diverse realtà che lucrano sui conflitti bellici spesso nascondendosi dietro finte giustificazioni. “Le guerre non finiscono più” ha ribadito il direttore, sottolineando l’assurdità di un mezzo che viene venduto all’opinione pubblica troppo spesso come utile a perseguire un fine migliore.
Facendo eco alle parole del cardinale Miglio, Tarquinio ha ripreso i quattro pilastri della pace secondo Papa Giovanni: “libertà e giustizia, verità e amore” ricordando come la prima vittima di ogni guerra sia la verità che per i cristiani “è una cosa seria”.  Le considerazioni di Marco Tarquinio, lucide e realiste, hanno lasciato spazio alla riflessione collettiva non solo sui macro concetti di guerra e pace ma anche e soprattutto su tutte quelle che sono le molteplici interconnessioni che questi generano. Dalle sue parole è emersa chiaramente l’incoerenza dei governi, e il paradosso della politica mondiale che agisce spinta dalla convenienza, spesso economica, “che decide chi è amico o nemico”. Impossibile, a tal proposito, non fare cenno ad uno dei conflitti che hanno coinvolto gli interessi mondiali nell’ultimo ventennio, la guerra in Iraq, utile esempio di come: “le guerre non si vincono, come non le ha vinte l’America”. È venuto spontaneo a questo punto fare riferimento al conflitto scoppiato più di un anno fa nel cuore dell’Europa. “Una generazione di ucraini e russi viene decimata sul campo” ha sottolineato Tarquinio, per una guerra definita dallo stesso pontefice come “folle, assurda, disumana, sacrilega” ma soprattutto “evitabile”, l’aggettivo che forse più di tutti “i politici non vogliono sentire”.
Tanta la dedizione nelle parole del relatore che nelle battute finali del suo intervento ha sottolineato quanto: “bisogna crederci e lavorare per raggiungere la pace”. “Queste battaglie disarmate – ha sottolineato – sono le uniche che si possono vincere, e vincere insieme”. Unico rammarico della serata quello rivolto alle nuove generazioni: “vorrei vedere più giovani, gli stessi che combattono in favore del clima”, ha detto Tarquinio, ricordando come le due tematiche non sono poi così distanti.  “Sogno un mondo – ha concluso– che non sceglie la logica della guerra, che rispetta le diversità, un mondo in cui l’Europa mette insieme le diversità senza ammazzarsi”.
I quesiti presentati all’inizio della conferenza hanno trovato ampiamente risposta nelle parole di Tarquinio: “la guerra non è mai giusta. Bisogna lavorare insieme, attraverso l’educazione ma anche i grandi valori e ideali”. L’invito del direttore, rivolto a tutti, manifesta un grande bisogno: quello di “scrivere nelle coscienze il rifiuto della guerra”.  Non sono mancati neppure i riferimenti al giornalismo e in particolare a quello d’inchiesta che è chiamato a testimoniare la verità: “quella sulla guerra non è mai bella” – ha precisato – “ma è necessario saperla e poterla raccontare”.
Largo spazio è stato riservato alle riflessioni del pubblico che, con interesse e slancio, hanno rivolto i loro quesiti e considerazioni al direttore del quotidiano nazionale di ispirazione cattolica. I numerosi interventi dei convenuti hanno animato il dibattito finale della conferenza mostrando le diverse realtà, anche territoriali, che cercano di parlare di pace e affrontano il tema della guerra impellente. Dalle diverse sensibilità è emerso come spesso la retorica dominante sia quella di raccontare di uomini e donne come nemici concetto che di fatto sovverte l’idea stessa di cristianesimo per la quale “siamo tutti figli dello stesso padre”. Alle battute finali Tarquinio ha ricordato come “dove c’è il male, c’è anche il bene resistente”, tracciando un cammino di speranza verso una tematica così urgente. “Penso che realismo sia dire basta con la guerra”, ha precisato in modo deciso Marco Tarquinio ricordando il monito costante del pontefice: “tacciano le armi oggi”.
L’incontro per parlare di pace sembra dunque aver colto nel segno l’obbiettivo primario che si era posto, quello di “risvegliare le coscienze” in un dibattito che coinvolge trasversalmente tutte le generazioni, chiamate ad essere protagoniste per un futuro di pace.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 15 del 30 aprile 2023