“L’Africa di mio padre”. Miniere e colonie all’Associazione Mineraria Sarda

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di Giulia Loi

Un racconto fatto di fotografie, racconti, ricordi, documenti, vite private ed esperienze personali che si intrecciano con la grande Storia: questi elementi presenti nel libro del geologo Aurelio Fadda, dal titolo “L’Africa di mio padre: dieci anni di lavoro, guerra e prigionia fra Africa e India”, presentato il 18 novembre presso la sede storica dell’Associazione Mineraria Sarda di via Roma a Iglesias. La presentazione e il dibattito sono stati gestiti dagli associati Giorgio Madeddu e Fabio Granitzio, corredati dalla proiezione di foto tratte dal libro e alcune letture ad alta voce. Il volume si concentra sul Colonialismo in Africa Orientale e la proclamazione dell’Impero da parte di Benito Mussolini dopo la guerra e la conquista dell’Etiopia. Angelo Fadda, il padre del protagonista, arriva in Africa nel 1936 a 20 anni, da Buggerru, come militare prima, da professionista dopo e, nuovamente da militare nel secondo conflitto mondiale. Dopo la guerra subì alcuni anni di prigionia a Yol, in India, alle pendici dell’Himalaya. Gli anni Trenta, all’indomani della crisi del 1929, erano decisamente critici da un punto di vista economico; Angelo non è stato l’unico giovane italiano a sfruttare quest’occasione di lavoro.
Fadda ha avuto l’idea di scrivere questo libro dopo la morte del padre per silicosi. Si è reso conto di non aver conosciuto gran parte della sua vita ed è così nata l’esigenza di “ricostruire” la sua storia. Il libro è corredato dalle foto che Angelo ha scattato e commentato sul retro, diventando inconsapevolmente una sorta di “cronista”. La ricerca è stata approfondita grazie ai contatti con i figli degli amici del padre, con cui ha scambiato informazioni, dati e fotografie, e ancor di più con le ricerche in archivio. Gli italiani in Etiopia in cinque anni avviarono un lavoro di ricerca e di estrazione mai visti prima nel mondo, con grande sacrificio umano e il libro è dedicato anche a queste persone. Le condizioni di lavoro erano molto difficili, erano presenti malattie come la malaria, alcune popolazioni erano ostili per via del conflitto; non è solo una raccolta di ricordi ma un omaggio a tutti i lavoratori e tecnici di miniera che sparsi per il mondo hanno anche rischiato la vita.
Così all’interno della Storia si sono potute ricostruire le “piccole” storie di chi ha lavorato a stretto contatto con il padre del protagonista, ma anche di tutti gli italiani che hanno partecipato, in un modo o nell’altro, alla campagna d’Africa.