La censura del politicamente corretto

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L’azione di censura nel mondo dell’editoria che ha “ripulito” i libri dello scrittore Roald Dahl sulla scia del politicamente corretto

di Annalisa Atzei

“Grasso”, “nano”, “brutto”, “donna delle pulizie” sono solo alcune delle centinaia di espressioni e definizioni estratte dai libri dello scrittore britannico Roald Dahl, che forse non leggeremo più. La casa editrice inglese Puffin, infatti, in accordo con gli eredi del famoso autore di libri per l’infanzia, è intervenuta sui testi originali eliminando e modificando tutti quei termini che oggi potremmo definire politicamente scorretti. Un’azione di ripulitura e di censura, che nelle ultime settimane ha coinvolto e interessato non solo gli amanti della lettura, ma in generale il mondo della cultura, dividendo il pubblico e la stampa tra favorevoli e contrari. Dahl, sostengono in molti, viene ricordato come uno scrittore dalla penna graffiante e pungente, che probabilmente oggi non si riconoscerebbe nei testi rivisitati e manipolati delle sue famose pubblicazioni. Nato nel 1916 e morto nel 1990, ha creato storie e personaggi che hanno accompagnato e ancora oggi accompagnano migliaia di giovani lettori. I suoi libri hanno venduto più di 250 milioni di copie nel mondo; solo in Italia si calcola che ne abbia vendute oltre 3 milioni. Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Il GGG (Grande Gigante Gentile), e Le Streghe sono solo alcuni dei suoi più grandi capolavori, colpevoli di raccontare una storia utilizzando espressioni o termini oggi ritenuti altamente discriminatori, in grado di urtare la sensibilità dei lettori e di poter alterare la comprensione dello stesso testo. Così, per esempio, tra i protagonisti del racconto ambientato nella fabbrica di cioccolato dell’eccentrico Willy Wonka, il bambino “enormemente grasso” è diventato ora solo “enorme”; i simpatici Umpa Lumpa non sono più descritti come “piccoli uomini”, ma come “piccole persone” e ancora, per la famiglia “il padre e la madre” sono indicati sempre come “genitori”. La mano censoria della casa editrice non poteva, insomma, passare inosservata. Contraria anche la regina Camilla, che in occasione di una presentazione, pur non riferendosi esplicitamente al caso Dahl, ha esortato gli scrittori a non farsi ostacolare da coloro che tentano di limitare la libertà di espressione e l’immaginazione. Non sono poi mancate sul web alcune simpatiche rivisitazioni di alcuni titoli e testi famosi: così la favola di “Biancaneve e i sette nani” è diventata “Biancaneve e i sette uomini non altissimi”, oppure il classico della letteratura per ragazzi di Mark Twain da “Il principe e il povero” è stato trasformato ne “Il principe e il non benestante”. Alla fine, la notizia ha sollevato talmente tante critiche da convincere la casa editrice a lasciare sul mercato sia la versione ripulita che quella originale. Una vittoria per tutti che apre lo sguardo su interessanti interpretazioni del cambiamento che coinvolge anche gli stili della narrazione. La censura, sostiene Carla Dessì, pedagogista clinico, da tempo impegnata con il progetto Iscola presso gli istituti comprensivi e superiori del territorio, non è utile in questi casi poiché “i testi scritti un secolo fa riflettono lo stile di quel determinato periodo storico, in cui non vi era particolare attenzione a un linguaggio oggi considerato offensivo”. “L’utilizzo del linguaggio oggi è divenuto veicolante alla cultura e al comportamento perché incide sull’atteggiamento delle persone. È importante conoscere le differenze tra ieri e oggi: il confronto tra due epoche diverse ci permette di capire come la cultura si è evoluta diventando più inclusiva e sensibile verso la diversità e l’unicità della persona”. Fondamentale per la pedagogista anche il ruolo che la lettura mantiene nella crescita e nello sviluppo dei più giovani: “per i ragazzi e i bambini la lettura migliora le competenze linguistiche, logiche e di comprensione del testo. Aumenta la conoscenza del mondo ma anche la conoscenza di sé e degli altri, mantiene attive le funzioni cognitive di memoria, concentrazione e attenzione, ragionamento e capacità critica. Le storie permettono di accedere alla sfera dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti, fondamentali per apprendere l’educazione emotiva, potenziandone l’empatia, e per l’interazione sociale. La lettura rimane uno strumento altamente proficuo per la promozione del benessere individuale e sociale”.

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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 8 del 5 marzo 2023