Testimonianze di carità e lavoro per il bene comune

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Il racconto delle operatrici della delegazione diocesana di Iglesias, presente a Roma per le celebrazioni del giubileo della Caritas Italiana

Tra le 218 Caritas diocesane presenti a Roma, con le proprie piccole delegazioni, per le celebrazioni del giubileo della Caritas Italiana, vi era anche quella di Iglesias. Oltre al direttore della Caritas diocesana, a rappresentare l’équipe iglesiente erano presenti anche quattro operatrici. Dal loro racconto si colgono la ricchezza delle riflessioni proposte dal cardinale Tagle, dal presidente di Caritas Italiana, e alcune tessere del composito mosaico delle esperienze maturate nel territorio nazionale, compresa quella sarda.

 

L’Amore è un modo di agire
Sara Concas

Nei pressi della sede storica di Caritas Italiana (in Viale Baldelli), nella Basilica di San Paolo fuori le mura, venerdì pomeriggio si è tenuto un momento di preghiera come inizio delle celebrazioni per il 50° anniversario della nascita di Caritas Italiana, guidato dall’attuale presidente Mons. Carlo Roberto Maria Redaelli e dal Cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis. Partendo dall’Inno alla carità di san Paolo, Tagle ha ricordato l’importanza del dono e del servizio. Sono tre i punti sui quali il cardinal Tagle chiede di orientare (e continuare) il nostro servizio: lavorare per il bene comune: i doni dello Spirito non devono diventare un’occasione per sentirsi superiori agli altri o per realizzare i propri interessi personali. Essi, infatti, non sono conquiste o proprietà, ma devono essere messi a frutto per il bene comune. Il dono è più prezioso del profitto. Per esporre il secondo punto Mons. Tagle ci ha raccontato la storia di un’operatrice di Caritas Libano: un giorno, in Siria, mentre andava a un convegno in taxi si vide rifiutato il compenso della corsa dal guidatore. Non voleva prender soldi dalla Caritas, le disse. Alla richiesta di spiegazioni, perché la donna non si era presentata come operatrice della Caritas, il tassista le rispose che tre anni prima era in un centro di detenzione perché irregolare. Stava male, nessuno gli dava le medicine. Gliele diede proprio quella donna e lui per la prima volta quella notte dormì e il suo volto gli rimase impresso. Per quello l’aveva riconosciuta e voleva esprimere come poteva la sua riconoscenza. Infine – terzo punto – Mons. Tagle ha invitato alla sensibilità, quella che deriva dall’Amore e che ci rende “pazienti e comprensivi, rispettosi e umili” nei confronti di chi soffre. “La sofferenza ci rende fratelli”, aggiunge il Cardinale Tagle, ricordando anche i tanti operatori della Caritas che si sono prodigati in tempo di pandemia da Covid-19, periodo nel quale la testimonianza d’amore non è venuta meno ma si è adattata al nuovo tempo e a nuovi bisogni.


Cuore e Vangelo
Aurora Filippi

Sabato 26 giugno 2021 presso l’aula Paolo VI in Vaticano, 226 diocesi italiane si sono radunate, spinte da un unico obiettivo, ossia, l’amore verso il prossimo, tramite l’ascolto, l’accoglienza e l’aiuto. Sono state proposte 16 testimonianze di vita, dai vari contesti regionali, da Nord a Sud. Tutte meravigliose, così come l’esperienza di Alli Adesola Adewale (della Caritas di Gaeta), il quale da un’esperienza lavorativa negativa è riuscito, grazie alla Caritas, a rialzarsi e ora sa che: “se mantiene viva la speranza, le cose belle accadono”. La seconda esperienza molto particolare e toccante è stata quella di Maria Agata Antonucci, della Caritas dell’Aquila. Si tratta della tragedia avvenuta la notte del 6 aprile 2009, in cui diverse persone hanno vissuto l’esperienza del terremoto. Esperienza che resterà per sempre impressa nella loro mente e nella memoria di amici, parenti che purtroppo quella notte o di lì a poco persero i loro cari. Molti di loro proprio in quella circostanza hanno scoperto la Caritas. Da quel momento per loro è iniziato un nuovo cammino, una nuova fonte di speranza e fiducia, un legame verso gli operatori che hanno aiutato coloro che in 32 secondi hanno perso tutto, lasciando solo le lacrime a spezzare quel silenzio assordante. Un’altra bella testimonianza è stata quella di Valentina Distefano, della Caritas di Ragusa. Dal suo racconto è emersa l’idea di carità, amore, ascolto, testimonianza del Vangelo e accoglienza. Un racconto fatto di nomi: Cettina, Concetta, Ferial, Vita, Arturo, Karol, Marcello, Natale. Il vero spirito della Caritas è far sentire le persone a casa loro, in famiglia. L’équipe conosce la loro storia, le patologie, le loro fragilità e risorse. Per loro diventa un luogo sicuro; una casa a 360°, un luogo dove non esistono giudizi e distinzioni, una casa dove si è tutti uguali. Niente di tutto ciò che abbiamo ascoltato in questi 2 giorni potrà funzionare senza un cuore sincero; ed è questo che un operatore Caritas deve tenere sempre presente: cuore e Vangelo.


Caritas è accoglienza
Aurora Fonnesu

Tra le esperienze raccontate dalle Caritas diocesane d’Italia, in attesa dell’udienza col Papa, quelle che mi hanno colpita maggiormente sono due. Esse, a mio parere, rappresentano alcuni dei pilastri della Caritas e racchiudono anche le tre vie indicateci dal Santo Padre (della carità, del Vangelo e della creatività): lo stile della carità raccontatoci dalla delegazione Liguria e l’innovazione della delegazione dell’Emilia Romagna. Dalla Caritas di Ventimiglia-Sanremo abbiamo appreso come l’accoglienza e l’ascolto degli stranieri, in transito verso la Francia, sia diventata un’occasione di arricchimento e scambio per tutta la comunità; inoltre abbiamo imparato come la collaborazione con associazioni e volontari abbia dato frutto all’accoglienza di 13.000 persone. Un’esperienza durata oltre un anno, in cui persone di fedi diverse si sono incontrate e messe a disposizione per accogliere il fratello e la sorella in difficoltà e aiutarli a recuperare la dignità che in alcuni casi avevano perduto. È stato per loro: “un dono che ci obbliga a vivere la nostra fede in Cristo nell’incontro incondizionato con l’altro che bussa alla nostra porta”. L’innovazione, per come presentata dalla Delegazione dell’Emilia Romagna, prende ispirazione sia dalle circostanze vissute nel territorio che dalla Parola del Signore. Si sono lasciati ispirare dal racconto dell’accoglienza che Abramo e Sara offrono a tre viandanti, alle Querce di Mamre, per dare risposta all’emergenza abitativa che colpiva le persone più fragili, anche durante la pandemia. Da qui nasce l’idea di affittare una struttura alberghiera e trasformarla nella locanda della comunità, la “Locanda tre Angeli”. Questa testimonianza è un invito offerto a tutti per riflettere: su quale accoglienza offriamo a chi arriva all’improvviso, ospite inatteso, “nell’ora più fredda del giorno”; su quali desideri portiamo nel cuore mentre accogliamo chi non aspettavamo. Infine, su quale “buona notizia” attendiamo.


Insieme per la terra
Emanuela Frau

Nelle parole di Andrea Marcello, operatore della Caritas diocesana di Cagliari, emerge come dall’esperienza delle Caritas diocesane della Sardegna l’attenzione e la cura nei confronti dell’ambiente vengano affrontate con sempre maggior convinzione nelle tante occasioni di riflessione sui temi della salvaguardia del creato e dell’impatto ambientale; tematiche già incisivamente sostenute da Papa Francesco, nella enciclica Laudato si’. Cogliendo il suo invito ad essere fratelli di una Chiesa in uscita, nello svolgimento quotidiano del proprio servizio, gli operatori delle Caritas sarde si dicono consapevoli della necessità di aprirsi agli altri, condividendo insieme la stessa cura per la casa comune, fonte dei prodotti alimentari, e la promozione di uno sviluppo sostenibile delle comunità, inteso sia economicamente che ecologicamente.  All’indomani della 48esima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (2017), sul tema Il lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipativo e solidale, è nata nella diocesi di Cagliari l’Impresa Sociale “Lavoro Insieme”. Con l’obiettivo di sostenere persone e territori particolarmente fragili, la nuova impresa ha voluto avviare il “Progetto Gerrei”, fortemente motivata a potenziare i prodotti tipici locali, “recuperare terreni abbandonati, favorire l’occupazione di fasce deboli e remunerare in maniera equa il lavoro di tutte le componenti della filiera stessa”. Un altro esempio di concreta tutela del territorio è espresso attraverso la realizzazione dell’idea di “Terre Ritrovate”, un’intuizione di e-commerce etico per valorizzare le buone prassi ancora presenti e per avvicinare produttori e consumatori. Nella stessa prospettiva di creare un’economia sostenibile, basata su un lavoro libero e dignitoso, si inserisce la riflessione di buona parte della società civile sarda (e non solo) che da anni si batte per una riconversione delle produzioni belliche, in particolare nel Sulcis-Iglesiente. Alcuni progetti di “Orti sociali” e “Orti solidali di comunità”, avviati negli ultimi anni in diverse diocesi sarde (compreso ad Iglesias), hanno coinvolto, in attività agricole, numerose persone e nuclei familiari in condizioni di fragilità, consentendo loro di condividere momenti di fraterni e di sentirsi attivi protagonisti nell’azione di custodia del creato.