Rwm, stop all’export delle bombe

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Il governo Conte ha revocato definitivamente le autorizzazioni per la vendita di armamenti ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti

di Federico Matta

Stop alla vendita di ordigi militari ai paesi interessati dai conflitti bellici. Così ha deciso nei giorni scorsi il Governo, che attraverso l’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento (UAMA), ha disposto la revoca definitiva delle licenze di esportazioni di armi, bombe e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Una grande gioia per le numerose associazioni pacifiste, che da anni combattono in Italia per ottenere il blocco della fornitura di “strumenti di morte e di distruzione” a molti eserciti del Medio – Oriente e del Continente Africano, che continuano con lo sterminio di etnie o di nazioni avversarie, col solo fine di espandere il proprio potere su altri territori. Un provvedimento, che oltre a lasciare soddisfatti i gruppi e le associazioni contrarie alle guerre, segna anche un passaggio storico. Sono poche, infatti, le volte che un Governo della storia repubblicana si oppone a un business con cifre a “dodici zeri”, ovvero, quello della produzione e commercio delle armi da guerra, che nel mondo fa sempre di più gola a finanzieri e imprenditori senza scrupoli. Ma alla risoluzione del problema riguardante i conflitti bellici, se ne presenta ora un altro altrettanto preoccupante: che fine faranno i lavoratori delle fabbriche di armi? Come è ormai risaputo nel Sulcis Iglesiente è attiva a Domusnovas la Rwm Italia. Un’azienda che da una decina di anni nell’ex stabilimento della Sei Esplosivi Industriali fabbrica, appunto, missili e bombe e dove la maggior parte delle commesse arrivano proprio dai paesi incriminati dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, da sempre in conflitto con lo Yemen. Già nel settembre 2019, dopo il primo stop governativo alle esportazioni di armi, finirono licenziati circa 250 lavoratori a contratto, per lo più in forza lavoro alla Rwm ma somministrati dalle agenzie interinali. Ora a seguito delle ultime disposizioni del Consiglio dei Ministri, rischiano di fare la stessa fine anche i 100 dipendenti diretti e un’altra decina del sistema degli appalti, con l’ulteriore rischio di chiusura definitiva dello stabilimento. Per questo il management Rwm Italia ha annunciato il ricorso al decreto governativo. “Siamo di fronte ad un provvedimento ad aziendam – dichiara attraverso un comunicato Fabio Sgarzi, amministratore delegato di Rwm Italia – che di fatto colpisce duramente solo la nostra azienda. La decisione arrivata sul filo di lana, in un momento delicato per l’economia del paese in piena pandemia e con un Governo dimissionario, risulta inaccettabile anche per la strumentalizzazione che se ne sta facendo ai fini politici. Lo stato ha prima reso possibile la crescita, autorizzando contratti pluriennali e poi ha annullato tutto, come se niente fosse. Nei diciotto mesi dalla prima sospensione il Governo è stato totalmente inerte, non avviando nessuna iniziativa per contenere i gravissimi danni economici e occupazionali derivanti dalle sue decisioni. Faremo quindi ricorso nelle sedi opportune, anche a tutela delle centinaia di lavoratori dell’azienda, molti dei quali già finiti in cassa integrazione”. Alle preoccupazioni del management di Rwm si aggiungono di conseguenza quelle dei lavoratori. “La situazione è alquanto paradossale – si legge in una nota della Rsu e Rlsa aziendali – oltre che a essere inverosimile e vergognosa. Il Governo ci toglie definitivamente il lavoro. Al Governo Nazionale, in quanto soggetto che ha determinato questa situazione, chiediamo di assumersi le proprie responsabilità mettendo in campo tutti i soggetti e tutte le iniziative a tutela dei posti di lavoro, ponendo in modo definitivo una chiara posizione su cosa intende fare dell’industria bellica in generale e in particolare del nostro stabilimento. La dignità del lavoro non è solo un fatto economico ma anche una questione etica sociale”.

Da parte di Amnesty International, Comitato Riconversione RWM per la pace ed il lavoro sostenibile, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia insieme ai partner internazionali European Center for Constitutional and Human Rights e Mwatana for Human Rights si esprime grande soddisfazione per questo risultato, fortemente richiesto dopo anni di impegno: “Il legame di sangue tra la Sardegna e lo Yemen è finalmente spezzato e aumentano le prospettive di pace per quel paese martoriato – commenta su fb il Comitato Riconversione RWM – si apre, per le comunità territoriali sarde occupate dalla fabbrica di bombe, ogni possibilità di riconversione pacifica e sostenibile per l’ambiente”.
Rimane ora sulle spalle di molti padri di famiglia, pur consapevoli dell’utilizzo finale dei prodotti Rwm, l’ansia per salvare il proprio posto di lavoro. Insieme alle responsabilità di una classe politica che prosegue ad affrontare la questione mettendo in atto provvedimenti affrettati e continuando a non cercare alternative utili a soddisfare tutte le parti, senza ledere i diritti, la vita e la dignità di nessuno.