“Non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna”

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Dall’ascensione del Signore comincia sulla terra la missione della Chiesa, chiamata a continuare il mandato e la predicazione di Cristo

di Carlo Cani

In questa cinquantina pasquale, stiamo entrando nella profondità della Pasqua, mistero di risurrezione, ascensione, dono dello Spirito, promessa di stare con noi e ritorno del Signore! Un unico Mistero dai molteplici aspetti. Dall’ascensione del Signore comincia sulla terra la missione della Chiesa che, tra l’andata del Signore e il suo ritorno, lo annuncia e lo rende presente a ogni uomo, in ogni luogo e tempo. Egli non ci ha lasciati soli, ma ha mandato e manda lo Spirito Santo. Da questa Domenica la Chiesa rivive i giorni di preghiera nel Cenacolo dopo l’ascensione del Signore, con gli apostoli, le donne e Maria, la Madre di Gesù.
San Luca ci ha lasciato due racconti dell’Ascensione, che presentano lo stesso avvenimento in una luce diversa: nel Vangelo il racconto costituisce quasi una dossologia: il finale glorioso della vita pubblica di Gesù; negli Atti, l’Ascensione è vista come il punto di partenza dell’espansione missionaria della Chiesa (questa è pure la prospettiva in Mt 28 e Mc 16).
L’insieme dei testi biblici invita ad andare al di là dell’avvenimento dell’Ascensione descritto in termini spazio-temporali: la “elevazione” al cielo del Signore risorto, i “quaranta giorni” dopo la Pasqua, sono solo un modo per indicare la conclusione di una fase della Storia della Salvezza e l’inizio di un’altra. Quel Gesù con il quale i discepoli hanno “mangiato e bevuto” continua la sua permanenza invisibile nella Chiesa. Essa è chiamata a continuare la missione e la predicazione di Cristo e riceve il compito di annunciare il Regno e rendere testimonianza al Signore. Per questo gli angeli, dopo l’Ascensione del Risorto, invitano gli apostoli a non attardarsi a guardare il cielo: l’avvenimento a cui hanno assistito non coinvolge solamente loro; al contrario, da esso prende il via un dinamismo universale, “salvifico” e “missionario” che sarà animato dallo Spirito Santo (cfr. Prima Lettura, v. 5). L’assemblea che si riunisce per l’azione liturgica è già una testimonianza e un annuncio del Signore Gesù; egli è presente con la Parola e l’Eucaristia, realizzando la promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo». Nella Liturgia della Parola si adempie il comando di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura». La parola proclamata suscita, nel “Credo”, la risposta di fede nel mistero di Cristo. E colui che presiede proclama a nome dell’assemblea la speranza comune di essere un giorno, per sempre, uniti nella gloria al Signore Gesù, vincitore del peccato e della morte (cfr. Prefazio). La sua presenza in noi è pegno che parteciperemo come lui e con lui alla vita presso il Padre; anzi, la realtà sacramentale già ce lo fa pregustare oggi. Un’assemblea liturgica che celebra con sincera adesione questi aspetti del mistero, diventa testimonianza viva dell’azione di Cristo nella sua Chiesa e dell’umanità nuova da lui inaugurata con la sua “ascensione” presso il Padre.
Al centro della celebrazione di questa solennità è incastonata la confessione della fede cristiana nella vittoria di Cristo sulla morte, del compimento della sua missione, del suo ritorno al Padre fino alla sua piena manifestazione quando verrà nella gloria. Lo affermiamo ogni Domenica nella Professione di fede: «Di nuovo verrà nella gloria, per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine». La forza dello Spirito, che ci verrà inviato, ci aiuta a vivere questa “separazione” come occasione per coltivare una fede più intima con Cristo, sviluppando nel contempo il dono di un dinamismo missionario ecclesiale ed universale. L’ascensione di Gesù al cielo rappresenta il compimento del suo viaggio, cioè di quella salita incominciata con il cammino verso Gerusalemme, verso il Mistero Pasquale. Con l’ascensione la salita di Gesù termina e la sua vicenda raggiunge il compimento. Non si tratta, dunque, di un Gesù che viene “tolto” ai suoi. I discepoli si sentono rincuorati perché ora il loro Maestro entra in una condizione nuova e può, quindi, raggiungere uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo. È questo il tempo della Chiesa in cui, ricevuta la forza dello Spirito, essi saranno testimoni del Risorto in ogni regione della terra. Se una parte del progetto di Dio (il “tempo di Gesù”) arriva a compimento ed è possibile allora coglierne tutto il senso, un’altra (il “tempo della Chiesa”) comincia.
Egli ascende al cielo, come attirato dal Padre, per poter mandare a noi lo Spirito Santo, il quale non solo ci fa ricordare e comprendere profondamente tutto quello che Gesù ha fatto e insegnato, ma farà sì che egli si renda sempre presente in mezzo a noi sino alla fine dei tempi, sino al suo ritorno. Egli ascende per essere il “Presente”: non più legato al tempo e allo spazio, può essere presente in tutti i luoghi e contemporaneo di ogni tempo. La forza dello Spirito, consegnata agli Apostoli, è la stessa che ancora oggi, nella Chiesa, viene offerta a tutti noi. È lo Spirito che dà vita e rinnova la Chiesa, guidandola con sapienza nella sua missione. È lo Spirito che fa di noi i discepoli e i testimoni del Risorto.