Economia. Sud Sardegna, ombre e luci del “ben vivere”

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Sulle pagine di Avvenire un’analisi sul benessere percepito nelle province italiane

di Annalisa Atzei

Oltre il Pil cosa c’è? Potrebbe sembrare il titolo di un film avveniristico, invece, più semplicemente, a pochi giorni dalla conclusione dei lavori del Festival nazionale dell’economia civile organizzato a Firenze dalla SEC (la Scuola di economia civile fondata dal professor Stefano Zamagni), vuole essere un rinnovato invito a indossare occhiali nuovi per guardare al futuro delle nostre comunità. Comunità che oggi più che mai hanno bisogno di rinnovarsi attingendo alla fonte dell’economia civile, una disciplina che risale al ‘700, dal marchio tutto italiano, con la prima cattedra a Napoli grazie all’abate Antonio Genovesi. Un modo di interpretare l’economia che nel tempo è andato modificandosi, trasformando quello che era l’impegno della società al conseguimento della felicità pubblica in una incontrollata e pericolosa ricerca del profitto a tutti i costi.

È arrivata davvero l’ora di guardare oltre i numeri del Pil e, anche se sono passati più di due secoli, non è mai troppo tardi per recuperare qualcosa che scorre nel sangue degli italiani: stanchi di un’economia che si fa capire solo dagli addetti ai lavori, che parla con i numeri e si racconta attraverso indicatori più o meno rappresentativi dello stato di salute di produttività del Paese, è arrivato il momento di riappropriarsi di quei principi dell’economia che guardano all’individuo nella purezza delle sue relazioni, che si interessano al suo benessere, fisico ma non solo, all’ordine e alla cura del territorio in cui vive, al rigore delle amministrazioni che si impegnano per governarlo con responsabilità.

E proprio per capire quanto e quando si può dire di vivere bene in una città, Avvenire insieme alla Scuola di economia civile e con il supporto di Federcasse, ha condotto un’analisi sui fattori che influiscono maggiormente sulla qualità della vita delle persone, indagando su quali siano gli ambiti in cui gli abitanti di una città riescono a esprimere meglio se stessi, sviluppando generatività sociale, cioè riuscendo a incidere sulla vita degli altri in maniera significativa. Il prodotto finale dell’analisi è stato una graduatoria del “Ben-vivere nei territori” realizzata sulla base di indicatori di qualità della vita individuati all’interno di domini come demografia e famiglia, salute, impegno civile, ambiente, cultura, servizi alla persona e lavoro. I dati a livello provinciale di Istat e altre istituzioni sono stati rielaborati dai ricercatori della Lumsa, Lorenzo Semplici e Dalila De Rosa, con il coordinamento dei docenti Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Vittorio Pelligra, portando a una misura del livello di benessere che riflette la percezione che i cittadini hanno nelle città in cui vivono. Una classifica che arriva a quasi due anni dalla pubblicazione de “Le città del Ben-Vivere. Il manifesto programmatico dell’Economia civile per le amministrazioni locali”, a cura di Leonardo Becchetti, in cui si evidenzia la necessità di condividere e mettere a disposizione di tutte le amministrazioni quelle esperienze virtuose e le “buone pratiche” presenti nel nostro Paese, spesso lasciate nell’ombra, che potrebbero invece essere una risorsa generativa e stimolante. Tornando alla classifica, a dominarla sono le province di Trento e Bolzano, seguite da Pordenone e Firenze; Milano si posiziona al settimo posto seguita da Bologna, mentre Roma è quarantesima. A prima vista si intuisce subito come la graduatoria delle 107 province sia divisa a metà; nella prima parte si posizionano le città del Nord, mentre le province meridionali sono tutte nella seconda parte sino agli ultimi posti con nell’ordine Reggio Calabria, Vibo Valentia, Napoli e Crotone. Per la Sardegna la prima provincia è Cagliari al 74° posto, seguita da Nuoro (76), Sassari (80), Oristano (85), e ultima il Sud Sardegna (96). Tanti gli spunti di riflessione, a cui si aggiungono anche i “paradossi del benessere”, una serie di apparenti contraddizioni presenti in città come Trento, Bolzano, Milano, prime per quoziente di benessere, ma segnate da una maggiore dipendenza dall’alcool, disagio psichico e numero di suicidi.

Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 13 del 7 aprile 2019