“La quarta dimensione”, oltre la cornice

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L’artista iglesiente Piergiorgio Barranca ci apre le porte del suo studio per parlare della nuova tecnica pittorica che ha ideato

di Giulia Loi

Piergiorgio Barranca, pittore e xilografo, allievo dell’artista Iglesiente Giovanni Marras, è nato ad Iglesias nel 1940 dove ha sempre vissuto. La sua città lo ha sempre ispirato, con il suo centro medievale e la storia mineraria, nella sua arte. È stato lui a fondare nel 2008 l’associazione culturale intitolata all’artista “Remo Branca”, di cui ora è presidente, ubicata nel centro cittadino in via Roma, presso lo stabile delle ex Scuole Maschili, e che ospita oltre a diversi laboratori d’arte anche il museo intitolato allo stesso Remo Branca. Insegna pittura e xilografia nei laboratori dell’associazione, a coronamento della sua attività artistica a cui ha dedicato tutta la sua vita. Un’attività artistica che non si ferma, ma che anzi continua a rinnovarsi: proprio per presentare una delle sue ultime tecniche ci ha aperto le porte del suo studio privato, dove si respira un lavoro ancora in pieno fermento. È quella che lui ha chiamato “la Quarta dimensione”, tecnica in cui una doppia cornice permette di violare i confini del dipinto e donare l’illusione ottica che l’opera si estenda oltre la cornice classica: per fare qualche esempio, le foglie del fico d’india si protraggono verso l’esterno, come le parti della corteccia di un albero o il cesto di una natura morta. “Durante i miei quasi sessant’anni di attività ho attraversato più o meno dodici esperimenti” spiega l’artista. “Quest’ultimo nasce da una esigenza di scrollarmi di dosso la tridimensionalità”. Un’idea concepita poco più di un anno fa ma alla quale la chiusura dovuta alla pandemia ha contribuito notevolmente, come accaduto per diverse produzioni artistiche. Allo scoppiare della pandemia, infatti, i giardini pubblici della città sono stati chiusi e, quando finalmente hanno riaperto i cancelli, Barranca ne ha approfittato per uscire di casa e andare a leggere un libro su una panchina: sollevata la testa, la visione di un tronco di pino l’ha ispirato alla realizzazione del primo quadro, che ne rappresentava la corteccia. Dal punto di vista tecnico, l’opera pittorica è su un supporto che si estende oltre la tela, e si sviluppa verso l’esterno nella doppia cornice. Questo tipo di opera è all’interno del manifesto che l’artista chiama “della quarta dimensione”. “La tridimensionalità rappresentata su una superficie, tela – tavola, – parete, come per magia, nasce dal virtuosismo grafico e cromatico dell’artista” dice il manifesto. “A lungo ho sperimentato per liberarmi dal vincolo della virtuale tridimensionalità: mi sono perso nell’impossibile, e, fortunosamente, pur perpetuando la mistificazione, ha fatto breccia in me la percezione di aver simulato una quarta dimensione, che trova espressione non internamente al perimetro dell’opera, ma all’esterno di essa, proiettandosi in avanti…”. È probabile che in futuro verrà fatta una mostra dell’ultima produzione, comprendente una decina di opere e che forse sarà presentata direttamente l’anno prossimo.


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Pubblicato su “Sulcis Iglesiente Oggi”, numero 30 del 12 settembre 2021