Il teatro sociale come cambiamento, anche in pandemia

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Cultura e società. In diretta streaming Albeschida e La Cernita raccontano attività passate e progetti futuri delle due compagnie teatrali

di Giulia Loi 

Nella sera di sabato 17 aprile è stato presentato il progetto “Spazi di Frontiera 2021, Il Teatro Sociale come possibilità di cambiamento vol.2”, evento organizzato dalle compagne teatrali Albèschida e La Cernita. L’attività teatrale delle due compagnie che lavorano in sincrono è capillare, diffusa in vari comuni della nostra diocesi e non solo, addentrata in diversi campi, dalla scuola alla salute mentale, dall’educazione all’intrattenimento, sempre con l’obbiettivo di mettere in scena il cosiddetto “teatro sociale”. La diretta è stata introdotta e moderata da Giovanna Angela Nocco, educatrice professionale del CSM di San Gavino, Sanluri e Carbonia e coordinatrice del Gruppo Teatro Albeschida, e Monica Porcedda, pedagogista e direttrice artistica de La Cernita Teatro, che ha ringraziato e ricordato tutti i partner che collaborano alla riuscita del Teatro, da quelli “storici” come la Fondazione di Sardegna e l’ATS Sardegna, ai nuovi come la  Libreria Lilith di Carbonia, il Coordinamento Associazioni di Bacu Abis e I Giardini della Biodiversità di Iglesias, senza dimenticare i comuni, tra cui quelli di Carbonia, Portoscuso, Iglesias, Sant’Antioco e Fluminimaggiore.

Numerosi gli interventi durante la serata, che hanno permesso di delineare non solo le attività passate delle compagnie teatrali ma anche quelle realizzate durante la pandemia e progetti prossimi e futuri. “La nostra idea era quella di riorganizzare i nostri eventi in presenza”, ha spiegato Monica Porcedda, “ma purtroppo l’attuale situazione ancora non ce lo ha permesso”. È stata l’occasione per ricordare come, benché molte attività artistiche possano svolgersi anche a distanza e il teatro si possa rimodulare, in realtà è una esperienza che funziona meglio quando realizzata in presenza. Molti gli ospiti della serata: con Alessandro Montisci, direttore del CSM di Sanluri e San Gavino, Silvia Floris e Jeanne Terese Sanna, psichiatre del CSM di San Gavino, è stato definito il Centro di Salute Menale, che è un modo di affrontare le disabilità o i disagi mentali con una visione più allargata, trascinando tutta la comunità: in questo il teatro è molto importante perché garantisce il coinvolgimento e permette anche di eliminare la distinzione tra le persone, di non distinguere tra chi ha disabilità e chi no, tra utente e operatore, ma permette di creare un gruppo unico, una comunità, in questo caso specifico una compagnia teatrale, che non etichetti e non ghettizzi ma che metta tutti sullo stesso piano. Si è discusso poi con Cinzia Crobu, giornalista e docente di lettere presso la scuola secondaria di secondo grado e giornalista, e Maria Giulia Cirronis, psicoterapeuta della Gestalt e psicologa ad indirizzo clinico e di comunità, Andrea Meloni, direttore artistico del Teatro Laboratorio Alkestis – Centro di Ricerca e di Sperimentazione di Cagliari, grazie al quale si è parlato dell’importanza della varietà dei temi del teatro sociale, che non mette in scena necessariamente solo temi riguardanti la salute ma anche argomenti che vanno dalla storia alla memoria; il concetto di salute mentale crea benessere comunitario, un punto di unione tra mondi che hanno la volontà di sospendere i giudizi e di confrontarsi.

La diretta si è conclusa con gli interventi di Ivone Donegani, Direttore Dipartimento Salute Mentale di Bologna fino al 2017, Membro del coordinamento Regione Emilia-Romagna Teatro e Salute Mentale e socia di Arte e Salute Onlus di Bologna, e Antonio Cesare Gerini, Presidente di Albeschida, responsabile del CSM di Carbonia fino al 2011, fondatore di Albeschida. Gli interventi degli ospiti sono stati intervallati dai video delle attività di “Spazi di Frontiera” svolte dal 15 giugno al 31 luglio 2020, tra Carbonia, Portoscuso e Gonnesa, all’aperto e in concomitanza con e tutte le norme anticovid previste. La serata si è conclusa con una riflessione sul fatto che dietro ai lavoratori del teatro c’è tutto un comparto che lavora sotto il profilo tecnico e dietro le quinte, così come in tutti gli altri luoghi della cultura ci sono persone competenti che gestiscono tutto ciò che concerne di “contorno” alla scena e inevitabilmente con la pandemia sono stati penalizzati anche loro. “Dispiace che si sia molto indietro ancora in un paese come l’Italia, che dovrebbe vivere di cultura”, ha concluso Monica Porcedda. Angela Nocco invece ha fatto notare che “Il seme del teatro non muore così facilmente, abbiamo continuato a lavorare senza abbandonare le persone e abbiamo prodotto qualcosa che comunque fa incontrare la comunità”, facendo riferimento a tutte le attività che sono state svolte nonostante le svariate chiusure. Appena sarà possibile le due compagnie riprenderanno le attività in presenza, che saranno sempre corredate da attività a distanza e online: spettacoli e performance, presentazioni di libri, dirette streaming e laboratori e cantieri creativi.