Come un buon Samaritano, confortare i malati e rialzare chi è caduto

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Carbonia. Nella parrocchia Cristo Re il mandato del vescovo ai ministri straordinari della Comunione

di don Vittorio Scibilia
direttore Ufficio Liturgico diocesano

Domenica 1 dicembre, prima di Avvento, si è svolto a Carbonia, presso la parrocchia di Cristo Re, alla presenza del vescovo mons. Giovanni Paolo Zedda, l’appuntamento diocesano annuale, dove 107 ministri straordinari della Comunione provenienti da varie parrocchie della diocesi, hanno rinnovato il mandato.
L’incontro di formazione è stato tenuto da don Raffaele Grimaldi, Ispettore Generale dei cappellani delle carceri d’Italia, sul tema: “Eucaristia: Mistero di fede e di Comunione, per confortare i malati e rialzare chi è caduto”.
Don Raffaele con parole accorate e incoraggianti ha ricordato ai ministri straordinari della Comunione, che essi sono un “grande esercito di consolazione” e quindi “un dono che richiede un grande impegno” che va costantemente rinnovato, senza cadere nell’abitudine perdendo quindi l’entusiasmo. Essi sono una “Chiesa in uscita” e “missionari della speranza e della consolazione”. Il mandato quindi è anche “una chiamata ad un servizio di amore”.
Tutti però nel vivere un servizio nella Chiesa, avvertiamo il peso della responsabilità, ma siamo anche consapevoli che il dono ricevuto, lo portiamo nei nostri “Vasi di creta”. Ci sentiamo come il Profeta Isaia, uomini con le labbra impure, che hanno bisogno della Misericordia di Dio, che guarisce e ci mette in cammino: “Alzati e cammina”.
Cosa avviene nell’espletare questo particolare Servizio di carità? Esso è dono certamente teologico, perché è legato al Mistero dell’Eucaristia e prolungamento della Mensa Pasquale. “Prendete e mangiatene tutti, fate questo in memoria di me”; spirituale, frutto cioè di un cammino eucaristico personale; pastorale, perché essi entrando nelle case, portano il Vangelo della Speranza, la Parola che cura e salva e fanno sentire la vicinanza della Chiesa e della comunità parrocchiale.
Essi dunque sono chiamati a costruire comunione. Con l’eucarestia che portano ai malati e agli anziani, sono chiamati a portate anche la pace, come ha fatto Gesu’ nel Giorno di Pasqua, apparendo agli apostoli nel cenacolo. Divengono così nelle proprie comunità promotori di solidarietà, “ero malato e siete venuti a visitarmi”.
Nella vita di fede ci sono delle priorità, una di queste è certamente la scelta dei poveri, degli scartati, dei soli, degli emarginati. Se faremo questa scelta evangelica, noi rendiamo più credibile la missione della Chiesa. Gesù ci ha detto: “i poveri li avrete sempre con voi”. È una profezia ma è anche un impegno ad essere sempre attenti al grido del fratello. Madre Teresa di Calcutta affermava: “l’Eucarestia ci conduce ai poveri”. Toccando gli emarginati e gli ultimi, noi tocchiamo il Corpo di Cristo nei poveri che hanno fame, sono nudi e hanno bisogno di accoglienza.
E ancora nel portare l’Eucarestia, siamo dei pellegrini verso i crocifissi di oggi, come “chiesa in uscita”, “ospedali da campo” portando la consolazione di Dio, fasciando le ferite del corpo e dell’anima.
L’Eucaristia rialza chi è caduto, siamo chiamati a rialzare chi è caduto. Certamente non si rialza chi è caduto, giudicandolo, si rialza sostenendolo, manifestando la propria vicinanza e solidarietà. Come dice papa Francesco: “È l’incontro di ferite diverse, di debolezze diverse, ma tutti siamo deboli, tutti siamo vulnerabili”.
Il Curato d’Ars diceva a nome suo e della sua comunità: “Signore noi non siamo degni di ricevere il tuo corpo, ma ne abbiamo bisogno”. Nessuno è nelle condizioni per ricevere questo dono prezioso della Chiesa. “Le nostre povertà non sono ostacoli, ma strumenti preziosi, perché la grazia di Dio ama manifestarsi nella debolezza” (Papa Francesco alla Caritas di Roma). Nel salmo 145 leggiamo: “Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto”.
Il ministro straordinario è come un Buon Samaritano, nel portare l’eucarestia vengono sanate le ferite e fasciate con l’olio della consolazione gli oppressi dal dolore. Il Buon Samaritano è ogni uomo, che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque essa sia. Quel fermarsi non significa curiosità, ma disponibilità. Ma noi non possiamo rialzare chi e caduto, se noi per primi non ci siamo rialzati.
Andate a Consolare, andate a ridare fiducia, andate per infondere speranza. Con questo augurio don Raffaele Grimaldi ha concluso il momento di formazione rivolto ai Ministri straordinari della comunione che si sono poi recati in chiesa per il momento di preghiera esplicata con l’adorazione e i vespri solenni, al termine del quale il vescovo ha rinnovato il mandato. La serata si è conclusa con un momento conviviale nel salone parrocchiale.

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